Il ministro Bellanova è stata categorica; “entro il 1° gennaio i 300 milioni di euro stanziati dal Decreto Emergenze per rimettere in moto il comparto olivicolo-oleario salentino saranno messi a disposizione di agricoltori e frantoiani”. Ha poi aggiunto un auspicio: “Lasciamo le polemiche alle spalle, ora dobbiamo mettere mano al Piano di rigenerazione del paesaggio agricolo salentino e pugliese ed essere da gennaio nella condizione di spendere in modo proficuo le risorse.
La strategia del Mipaaf punta su ricerca, campi di sperimentazione a cielo aperto, sostegno alla filiera. Ora si deve intervenire sui fondi: “dobbiamo spenderli al meglio per i reimpianti degli olivi e per gli investimenti in ricerca e diversificazione del reddito agricolo”, ha ribadito domenica scorsa la Bellanova.
D’altronde i numeri raccontano una situazione di crisi ormai evidente; nella campagna 2018-2019 la produzione di olio di oliva ha subito in provincia di Lecce un crollo del 90%, con il minimo storico di 5.295 tonnellate, in quella di Brindisi è diminuita del 38% e anche in quella di Taranto è in forte calo.
Il Salento annaspa, dopo sei anni di Xylella e di burocrazia. E nello stesso tempo è neecssario riuscire a fermare il contagio che, dopo aver provocato una strage di olivi, sta avanzando inesorabilmente verso nord. Da Brindisi a Santa Maria di Leuca sono ben 100 i chilometri di patrimonio olivicolo devastato, con ritardi ed errori. La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue, dove sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.
Dall’autunno 2013, quando è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa senza che sia stata applicata una strategia efficace per fermare il batterio, che, dopo aver fatto seccare gli olivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, l’economia e l’occupazione.