La domanda cinese di vino è di nuovo molto elevata. Le elaborazioni Ismea e Uiv sui dati del China Custom, l'ufficio delle dogne, segnalano nei primi nove mesi del 2015 un balzo in avanti delle importazioni del 48% in volume per un corrispettivo in euro di 1,3 miliardi (+60% sullo stesso periodo del 2014). A fare da traino sono stati, come da tradizione, i vini confezionati (+39%) che rappresentano il 73% a volume e oltre il 90% a valore.
A beneficiarne sono state soprattutto le produzioni dell'Emisfero Sud del pianeta, Australia e Cile in testa: rispettivamente +123% e +71% su gennaio – settembre 2014. L'ottima performance dell'Australia – secondo fornitore di vino del mercato cinese dopo la Francia – è stata favorita dalla progressiva riduzione dei dazi negli scambi commerciali con Pechino, avviata nel 2015 con il Free Trade Agreement e che dovrebbe portare al completo abbattimento della barriere tariffarie nel 2019.
Tassi di crescita a due cifre, ma sensibilmente inferiori rispetto ai cugini d'oltralpe e ai competitor iberici, sono stati registrati anche dalla cantine italiane. Nel periodo in esame le importazioni cinesi di vino tricolore sono cresciute di quasi il 20% in valore (+14% le quantità), a fronte di un aumento del 57% e del 37% ottenuto rispettivamente da Francia e Spagna. Molto positiva la performance dei vini imbottigliati italiani che secondo fonti cinesi sono cresciuti del 23% in volume e del 27% in valore rispetto ai primi nove mesi del 2015.
L'Italia è oggi il quinto fornitore di vino in Cina, con una quota del mercato che raggiunge il 2,5% in termini di volume e il 5% del giro d'affari complessivo realizzato.
La crescita delle esportazioni italiane non è né casuale né episodica. L'ottimo rapporto qualità- prezzo, la grande varietà delle nostre produzioni e la flessibilità e disponibilità delle imprese a creare vini con brand richiesti dai distributori sono gli elementi del successo commerciale, frutto di operazioni che partono da molto lontano nel tempo.
La crescita di conoscenza dei nostri vini da parte del consumatore cinese va supportata con investimenti di "sistema", capaci di proseguire le attività di informazione ed educazione che confermano una strategia di crescita destinata a proseguire in futuro.