Il cambiamento climatico spinge la vite in quota, ad altitudini impensabili fino a qualche decennio fa, e sulla rotta Nord. È possibile stimare per la viticoltura mondiale un aumento di quota di circa 800 metri e di 650 km di latitudine verso Nord. Addirittura, lo champagne si farà con l’uva britannica.
In molte regioni montuose è già iniziata la «corsa verso l’alto» dei vigneti. Sono le previsioni del presidente della Società Meteorologica italiana Luca Mercalli, intervenuto al convegno Vigneti sostenibili per climi insostenibili .
«La temperatura globale – ha spiegato – è aumentata di circa un grado nell’ultimo secolo e di 1,5 C in Europa occidentale e nel Mediterraneo: è come se un vigneto trovasse oggi le stesse condizioni di cent’anni fa 250 metri più in alto e 200 km più a nord. L’aumento delle temperature entro la fine del secolo potrebbe arrivare fino a 5 C in più, in caso di fallimento delle misure di riduzione delle emissioni di gas serra previste dall’Accordo di Parigi. Con questo scenario l’aumento di quota e lo spostamento di latitudine per i vigneti sarà inevitabile».
Un grido d’allarme che preoccupa i viticoltori italiani alla luce delle basse rese in vigna: lo scorso anno forte il calo produttivo registrato in Italia pari al 20% in meno rispetto al 2016.