ANARF (Associazione Nazionale delle Attività Regionali Forestali), e FederForeste, hanno perfezionato nei giorni scorsi a Mestre, un protocollo per la gestione del patrimonio forestale improntato al dialogo tra realtà pubbliche e private.
La ricaduta di questa importante intesa nazionale riguarda, per il solo Veneto, una superficie complessiva di 414mila ettari, molto diversificati dal punto di vista delle specie. La selvicoltura è tornata ad essere praticata con un’attenzione particolare verso gli aspetti naturalistici, anche in considerazione del fatto che una parte considerevole del patrimonio boschivo nazionale rientra nella Rete Natura 2000 che ha per obiettivo, dettato dall’Unione Europea, la conservazione della biodiversità.
Ma il bosco deve essere “governato”, non lasciato a se stesso, rilanciandone l’essenziale dimensione economica, cioè la valorizzazione della filiera foresta-legno.
Tra le azioni dell’intesa, in direzione di una maggiore tutela e sostenibilità, figura la qualificazione delle risorse mediante la certificazione PEFC, che significa non solo esaltare la produzione legnosa “a km zero”, ma anche poter accedere alle misure del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 con maggior successo. Sono per altro già molti gli agricoltori che si prendono cura dei boschi con l’accortezza di rigenerare le piante, secondo quella che è innanzitutto una buona prassi agricola, che coinvolge anche le società di boscaioli.
L’accordo sottoscritto si inserisce nel quadro impostato dalla nuova Politica Agricola Comune (PAC) orientata al sostegno prioritario delle iniziative bio e green. Sotto il profilo economico il potenziale delle aree boschive italiane rimane ancora inespresso mentre il mercato del legno dimostra una crescente dipendenza dall’estero poiché l’offerta nazionale, malgrado le estensioni, risulta insufficiente anche a soddisfare la domanda delle industrie di trasformazione.