Vendemmia più abbondante rispetto al 2017. In base alle stime effettuate da Ismea e Uiv, la produzione enologica nazionale dovrebbe attestarsi a 49 milioni di ettolitri, con un recupero del 15% sulla scorsa annata, tra le più scarse di sempre.
La stima è sintesi di una forbice che va da un minimo di 48 milioni e un massimo di 50 milioni di ettolitri e che, se confermata, permetterebbe all'Italia di mantenere la leadership mondiale nonostante i notevoli incrementi produttivi stimati anche per Francia e Spagna.
Dal punto di vista qualitativo, lo sviluppo dei vigneti, iniziato sotto i migliori auspici, è stato condizionato dal clima bizzarro che ha alternato gelate, piogge e umidità e che ha fortemente ridimensionato le attese più rosee di inizio anno. Il risultato finale comunque dipenderà dal periodo immediatamente precedente la vendemmia, fondamentale per la maturazione delle uve e il raggiungimento del giusto sviluppo del grado zuccherino. È stato soprattutto il Sud ad aver registrato le maggiori criticità legate all'andamento meteo che ha reso faticosa la gestione del vigneto e influito sulle operazioni vendemmiali.
La minore disponibilità di prodotto dell'anno passato, associata ad un aumento consistente dei prezzi, ha determinato nei primi 5 mesi del 2018 una riduzione del 10% dei volumi di vino esportati in tutto il mondo. Di rilievo il calo di prodotto italiano importato dalla Germania e dal Regno Unito e la conferma, a meno di clamorose sorprese, del sorpasso da parte della Francia nel mercato statunitense. L'incremento di produzione del 2018 avrà un effetto positivo sulla ripresa delle esportazioni italiane nei mercati internazionali, con la prospettiva di superare la soglia dei 6 miliardi di euro a fine anno.