Produzioni vitivinicole in leggera contrazione, rispetto al 2022, sia al centro che al Sud, in generale si prevede un calo del -5/-10%. Il calo è dovuto soprattutto agli effetti nefasti della peronospora. E al nord? Lì, invece, la situazione produttiva sembra confermare i valori della passata stagione, forse anche con un leggere incremento, nell’ordine del +5/10%. La Romagna merita una trattazione a parte, a causa dell’alluvione e della devastazione che questa ha portato. I viticoltori con difficoltà hanno svolto le consuete operazioni colturali, con perdite più consistenti nell’ordine del -10/ -15%. Sono le previsioni del Crea, elaborate dal Centro Viticoltura ed Enologia.
Sofferenze produttive importanti, invece, per il settore biologico, che ha patito maggiormente le condizioni avverse di questa annata, con perdite medie del -10/ -15% al Centro-Nord, ma con picchi oltre il 50% al Sud. Per quanto riguarda la qualità, le cultivar a bacca bianca registrano un equilibrato rapporto zuccheri/acidi, conseguenza delle temperature più miti di maturazione legate all’annata e al ritardo dell’epoca di raccolta. Per le cultivar a bacca rossa saranno invece decisive le prossime settimane, considerando come sia fondamentale un leggero stress idrico per la sintesi delle sostanze polifenoliche.
“La vendemmia 2023 – secondo Riccardo Velasco, direttore del Crea Viticoltura ed Enologia – si presenta inevitabilmente segnata dalle piogge e dal freddo primaverili, che hanno ritardato la maturazione delle uve posticipando la vendemmia di una settimana rispetto alla passata stagione. Avremo meno produzione del 2022, ma con un interessante profilo aromatico, grazie alle temperature più fresche di questo periodo”.