L’antica pratica della transumanza è entrata a far parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Lo ha deciso ieri sera, all’unanimità, il Comitato Intergovernativo riunito a Bogotá. Si chiude così un percorso iniziato da anni e che porta nuovo lustro al nostro Paese: l’Italia conquista, in questo modo, il primato di iscrizioni in ambito rurale e agroalimentare, superando Turchia e Belgio.
La transumanza è la migrazione stagionale, lungo le vie dei tratturi, delle mandrie che vanno a cercare condizioni migliori per sfuggire al maltempo invernale o al caldo eccessivo dell’estate. La pratica è stata premiata in quanto rispettosa del benessere animale e dei ritmi delle stagioni, ed è stata considerata un esempio straordinario di approccio sostenibile.
Ma c’è di più. “La transumanza fa parte delle tradizioni rurali dell’Italia, conferisce valore alle attività agresti nobilitando il lavoro dell’uomo ed i piccoli borghi agricoli che vivono, da sempre, lontano dalle luci e dai riflettori delle città. La transumanza è un mondo che sta scomparendo, ma che noi vogliamo recuperare e rendere noto a chi non lo conosce”, le parole di Mario Serpillo, Presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, che ha sempre creduto nell’importanza e nella fondatezza della candidatura. “La Transumanza bene si sposa con il programma “T.R.E.-Terre rurali d’Europa”, che promuove lo sviluppo del mondo rurale legato all’allevamento, l’agricoltura, il turismo rurale e la valorizzazione dei borghi e delle comunità protagoniste di questo importante punto di arrivo. Auspichiamo convinta ed attenta partecipazione da parte delle Istituzioni per favorire il rilancio di queste attività, sia con il mantenimento degli impegni programmatici, sia attraverso l’assegnazione di risorse adeguate. L’obiettivo ultimo deve essere il rilancio dell’agricoltura, delle grandi tradizioni e del Made in Italy per valorizzare tutto il settore dell’agroalimentare del nostro Paese. Per farlo serve il sostegno delle Istituzioni locali e di quelle nazionali: mi auguro che credano nel progetto così come abbiamo sempre fatto noi” conclude il presidente dell’UCI.