Forse ci eravamo abituati bene e forse dobbiamo ricordare che il 2022 è stato un anno straordinario (il primo dopo la pandemia), ma l’estate 2023 in Italia ha deluso le aspettative, con una diminuzione del 5,7% dei viaggiatori italiani, mentre gli stranieri sono aumentati del 3,6%. Complessivamente, sono stati registrati circa 50,5 milioni di turisti nelle strutture ricettive italiane, con 3 milioni di pernottamenti (207 in totale) in meno rispetto al 2022
L’estate 2023 nel Belpaese va verso la chiusura con numeri tutt’altro che esaltanti, rispetto alle buone previsioni delle settimane scorse. I dati di Assoturismo Confesercenti relativi ai mesi di giugno, luglio e agosto, infatti, dicono che, dopo gli ottimi risultati iniziali, i viaggiatori italiani che hanno battuto le coste e città d’arte del proprio Paese sono diminuiti del 5,7%. Al contrario degli stranieri, cresciuti del 3,6% e fondamentali per l’economia del vino. In totale, i turisti registrati nelle strutture ricettive italiane sono stati circa 50,5 milioni, per un totale di circa 207 milioni di pernottamenti, ben 3 milioni in meno rispetto al 2022.
La stagione in Italia, meno mare, più arte
Uno dei dati più curiosi è rappresentato dalle mete scelte. Per la prima volta dopo anni di crescita costante, quest’estate si sono registrati meno turisti nelle località marine (- 3,2%) e nelle aree rurali e di collina (in diminuzione del 3,1%). Una buona crescita è stata segnalata dalle strutture in città e nei centri d’arte: l’aumento dei turisti è stato del 2,7%. Stabile invece il numero di chi ha scelto laghi e montagna.
Turismo, gli stranieri in Italia
Come detto, la stagione è stata quantomeno salvata dal massiccio arrivo di stranieri in Italia. Per lo più francesi, olandesi, statunitensi e polacchi. In leggero aumento anche gli arrivi da Repubblica Ceca, Belgio, Svizzera, Australia, Canada, Ungheria, Spagna e Regno Unito. Nella norma il numero di turisti dalla Germania, Scandinavia, Corea del Sud e Israele, mentre sono in calo gli indiani, austriaci, cinesi e giapponesi.
Perché meno italiani? Inflazione e prezzi alti
Le cause del calo sono state la combinazione tra inflazione e prezzi alti, combinazione che non ha permesso alle aziende di mantenere i prezzi dello scorso anno e, contemporaneamente, ha limitato la spesa di una buona fetta di turisti che ha dovuto decidere di rinunciare a qualche giorno di vacanza o, in alcuni casi, all’intera vacanza.
Inflazione e prezzi alti hanno tagliato i numeri del turismo interno
«Un altro fattore che toccato pesantemente la stagione estiva è stato la tragica alluvione dell’Emilia Romagna, a cui si sono aggiunte le prolungate ondate di calore e l’incertezza meteo – le parole di Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti -; l’impennata delle tariffe aeree sulle tratte nazionali e le difficoltà operative dei voli da e per la Sicilia; la mancanza del mercato russo e ucraino assenti ormai dall’inizio della guerra».
Turismo in Italia, a settembre niente boom
La stagione estiva resta comunque nel vivo, col mese di settembre che potrebbe portare ancora qualche numero. Ma da Assoturimo non ci si aspetta niente di clamoroso: «Per il mese di settembre non c’è ottimismo, anche se la situazione potrebbe migliorare – spiega Messina. Bisogna supportare l’intera filiera dell’economia turistica, utilizzando le risorse del Pnrr per affrontare i problemi storici del nostro turismo, come ad esempio le infrastrutture, e intervenire per contrastare e ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici» ha aggiunto il presidente di Assoturimo Confesercenti.