La Corte Costituzionale, con sentenza 198/2017, ha annullato il decreto “Trivelle” del 2015 poiché emanato senza previa intesa con le Regioni: “Non spettava allo Stato e per esso al Ministro dello Sviluppo Economico – scrive la Consulta – adottare il decreto del 25 marzo 2015 senza adeguato coinvolgimento delle Regioni”.
Il ricorso all’alta corte era stato presentato dalla regione Abruzzo. Ora la stessa regione provvederà ad impugnare il decreto del 2016 pubblicato nel 2017 e interamente sostitutivo di quello del 2015. Tale situazione dovrebbe de facto determinare una moratoria per le richieste di nuovi permessi e concessioni, almeno fino a quando i contenuti non siano concertati tra Stato e Regioni. Inoltre, l’Abruzzo ha predisposto e debitamente notificato il ricorso al Capo dello Stato contro il decreto trivelle (disciplinare tipo) molto prima della scadenza dei termini di legge fissati al 1 agosto.
Si tratta della seconda vittoria legale delle Regioni contro lo Stato in pochi giorni. Tramite il verdetto emesso con sentenza 170 il 12 luglio scorso, la Corte Costituzionale aveva già dichiarato illegittimo anche il comma 7 dell’articolo 38 del decreto legge n.133 ‘Sblocca Italia’, dando ragione ad Abruzzo, Veneto, Puglia, Marche e Lombardia che avevano presentato ricorso. Nello specifico la Consulta ha stabilito che, trattandosi di materia concorrente, non fosse competenza esclusiva dello Stato, senza alcun coinvolgimento delle Regioni, emanare il ‘Disciplinare tipo per rilascio ed esercizio dei titoli minerari per prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale’ contenuto nel decreto del Ministero per lo sviluppo economico del 7 dicembre 2016.
photo credit to qualenergia.it