“Per rilanciare la causa montana occorre più cultura della montagna, che del resto si sta diffondendo in diversi territori, sulle Alpi e sugli Appennini. Il Club alpino italiano si sta adoperando in questo senso, ma bisogna insistere, in quanto la conoscenza dell’ambiente montano incentiva gli abitanti e gli amanti delle terre alte a difenderlo e prepara il campo a iniziative che non rapinino il territorio, ma ne assicurano il futuro. Dobbiamo riportare la montagna ai montanari, non riducendola a un luna park”.
Lo ha detto il Presidente generale del Club alpino italiano, Umberto Martini, a Trento in occasione della giornata di studio “La causa montana”, promossa dal Sodalizio e dall’Associazione Ex Parlamentari della Repubblica nell’ambito del Trento Film Festival.
A Trento è stato ribadito il concetto secondo il quale chi vive in montagna deve ricevere lo stesso trattamento di coloro che vivono in pianura. Parole pronunciate recentemente anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In sala è stato letto un messaggio, mandato proprio dal Presidente della Repubblica, nel quale è stata ribadita la sua attenzione alle terre alte e la sua vicinanza alla causa montana.
I numerosi rappresentanti di Istituzioni, Enti locali, Università e associazioni intervenuti, hanno posto l’accento sull’incentivazione e responsabilizzazione degli abitanti delle montagne, per dare loro la possibilità di portare avanti idee e progetti di sviluppo sostenibile.
Tra essi è intervenuto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Delega alla Montagna, Gianclaudio Bressa, che ha sottolineato come non ci possa essere “un’idea di sviluppo uniforme della montagna. Le zone montane del nostro Paese differiscono per presenza di aree protette, attività produttive e turismo. Esistono montagne, non montagna. I processi di sviluppo devono avere origine dal basso, dai singoli Comuni e dalle Unioni Montane, e non imposti dall’alto. Il Governo deve sostenere e accompagnare in questo senso un dialogo con i Comuni e gli enti locali”.
"E’ essenziale la mano pubblica per rilanciare la montagna, la cui specificità deve essere valorizzata", conferma il Vicepresidente del CAI Erminio Quartiani. "Bisona supportare chi rischia con attività imprenditoriali in montagna in caso di fallimento del mercato. La montagna deve essere uno dei momenti fondamentali in ogni decisione politica a tutti i livelli".
L'antropologo e past president del CAI Annibale Salsa ha ricordato come lo spopolamento delle zone montane sia da imputare alla vicinanza alle pianure e alla perdita dell’autogoverno. La buona montagna è legata al modello partecipativo, non bisogna inventare niente di nuovo, ma rivisitare il passato nell’ottica del presente. Nei secoli passati la montagna aveva autonomie poi perse nel processo di modernizzazione”.