Settant'anni di cinema, incontri, ricordi e cultura di montagna. Si può sintetizzare così la storia del Trento Film Festival, il primo evento cinematografico internazionale dedicato alle Terre alte, a cui è dedicato il focus del numero di aprile della rivista del Cai Montagne360.
Affidarsi alle memorie, alle riflessioni e ai racconti di chi il festival l'ha vissuto davvero è il modo migliore per ricordare il valore culturale di un appuntamento fondamentale per la montagna e per i suoi frequentatori.
E, visto che il cinema non è altro che una sequenza d'immagini in movimento, in questo numero il tradizionale portfolio che mensilmente è proposto su Montagne360 è sostituito con una carrellata di foto chiamate "Istantanee dal festival".
La montagna in celluloide
I contributi iniziano dai "giorni nostri", con l'intervista all'attuale presidente Mauro Leveghi, che sottolinea la vocazione di "raccontare il futuro" rivestita negli anni dal festival, e dall'aneddoto del giornalista Leonardo Bizzaro, che racconta come l'autore del manifesto di questa 70esima edizione, Milo Manara, sia stato anche colui che ha firmato, venticinque anni fa, il bozzetto "dello scandalo". Mai tradotto in poster, raffigurava una ninfa con la schiena nuda al cospetto delle Dolomiti, nell'atto di uscire dalle acque di un lago.
Gianluigi Bozza, direttore della kermesse negli anni '90, racconta la "svolta" della seconda metà degli anni Ottanta, quando a Trento la montagna divenne sempre più per tutti, con uno spazio crescente dedicato, oltre che all'alpinismo, anche all'ambiente, alle storie, alle popolazioni e all'arte.
Concetti confermati da Maurizio Nichetti, alla direzione artistica dal 2005 al 2010, che scrive di essere rimasto «fulminato» da pellicole umane avvincenti e di aver lavorato per arrivare a una platea sempre più ampia.
Nell'atmosfera delle prime edizioni si immerge Kurt Diemberger, che ricorda i frequentatori di un tempo, quasi tutti alpinisti che provenivano da ogni angolo delle Alpi.
Di aneddoti parla Daniela Cecchin, quarant'anni vissuti nel cuore pulsante della kermesse, che ricorda Renato Casarotto quando arrivò con la pellicola girata in occasione dell'apertura della sua via sulla parete nord dello Huascarán. Il fil rouge tra le varie edizioni, rappresentato dalla bellezza degli incontri, soprattutto quelli informali, è il concetto su cui si sofferma il direttore editoriale del Cai Alessandro Giorgetta, che ha frequentato Trento per mezzo secolo.
Testimone di tutto ciò che si è mosso nel mondo dell'alpinismo e rifugio dove tornare ogni anno per confrontarsi sono le "etichette" date all'evento nei due articoli che chiudono il focus, firmati dal già citato Bizzaro e da Marco Ribetti, vicedirettore del Museo nazionale della montagna di Torino.
Gli altri contributi del numero di aprile
Tanto scialpinismo nelle proposte di questo numero, che ci portano nella Valle di Goms (Alto Vallese), in Val Formazza e sul Pollino.
Non manca l'escursionismo, con il racconto del viaggio a piedi invernale di Nino Guidi, tra allenamento, tenuta psicologica e motivazioni forti. Gli alpinisti, dal canto loro, potranno conoscere la Val de Piero, nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, poco nota ma ricca di sorprese.
Chiudono questo numero la descrizione degli aspetti geologici della Pietra di Bismantova (Appennino reggiano) e la presentazione del progetto "Re-Hab. La montagna riabilitativa" che, partito da una tesi di laurea, ha prodotto un'esperienza di contrasto allo spopolamento in un borgo piemontese.
Fra i consigli di lettura, vi presentiamo L'alpinismo è tutto un mondo, un saggio epistolare in uscita per la collana "Personaggi" del Cai: un vivo scambio tra Silvia Metzeltin e Linda Cottino sull'alpinismo, in primis femminile.