In Trentino aumenta la frequenza degli eventi climatici estremi e, di conseguenza, aumentano i rischi; per la salute, per l' ecosistema e la biodiversità, la diffusione di fitopatie, l' anticipo della fioritura ( marzo caldo, ad aprile la gelata tardiva). E poi, aumentano anche i rischi idrogeologici, come le alluvioni lampo in piccoli bacini.
Questo è quanto emerge dal rapporto Appa 2016. Precipitazioni intense in poco tempo oppure assenza di precipitazioni rispetto agli ultimi 30 anni. Quest'estate è stata indicativa: siccità, piogge violente, grandine. Le precipitazioni nevose non hanno dato chiari segnali, ma rilevano una variabilità che si misura di anno in anno. Un trend non chiaro. Le stagioni più nevose quelle del 2008- 2009, 2013 – 2014. Accanto a questi due estremi ci sono le stagioni meno nevose, quest'anno il secondo, terzo evento meno nevoso degli ultimi tent'anni.
A livello generale si osserva l'innalzamento della quota neve che tende ad aumentare. Conclamata la riduzione dei ghiacciai, tra il 2016 e il 2017, è stata rilevata ancora una perdita di massa glaciale. Il 2017 è stato un anno spaventoso per i ghiacciai, la maggior riduzione osservata negli ultimi 35 anni. Gli scenari climatici verso i quali il Trentino sta andando sono dati dai modelli elaborati dal Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici. Le proiezioni per il futuro, dal 2041 al 2070, vedono il Trentino avere stagioni sempre più calde, con un aumento maggiore in estate, si parla di un ulteriore aumento delle temperature di 3, 2 gradi, rispetto al 1981-2010.
Il problema dell'acqua resterà, perché cambierà il regime delle precipitazioni. Sulle valanghe: dal 1975 fino al 2005 si è osservato un calo della grandezza e dei danni causati da valanghe, poi invece negli ultimi dieci anni un aumento. Però in realtà ci sono state stagioni molto scarse di neve e di valanghe alternate ad alcuni eventi molto nevosi come nel 2008-2009 e 2013-2014 con un gran numero di intensi danni da valanga. Quindi in futuro è probabile una tendenza simile a questi ultimi dieci anni e con spostamento in quota delle nevicate e delle valanghe che saranno probabilmente più "bagnate" e quindi "pesanti" poiché saranno inverni più caldi. Quindi potrebbe aumentare il potenziale distruttivo delle valanghe quando ci saranno.
Il degrado del permafrost e l'arretramento dei ghiacciai sta "scoprendo" aree che diventano più instabili e in futuro può aumentare il rischio di crolli (l'esempio è la Svizzera).
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