La California rilancia la sfida ambientale con una nuova legge. Lo Stato americano ha approvato una legge che intende tagliare entro il 2030 le emissioni nocive del 40% rispetto al livello del 1990.
L'obiettivo va ben oltre il Protocollo di Kyoto: nel trattato internazionale firmato nel 1997 più di 180 Stati si impegnavano a ridurre le emissioni del 5 per cento, avendo come riferimento il livello del 1990, entro il 2012. A Los Angeles si sogna adesso un taglio del 40 per cento entro il 2030.
Orgogliosamente, il governatore Brown ha detto che "i nostri detrattori dicevano che sarebbe stato impossibile ricavare il 20 per cento dell'energia elettrica di cui abbiamo bisogno da fonti rinnovabili. Questo mese abbiamo raggiunto il 26 per cento. L'obiettivo è quello di arrivare al 50 per cento entro il 2030".
Sì, ma come riuscirci? Tra le misure varate: incentivi per l'acquisto di automobili a emissioni zero per ridurre il consumo di benzina e gasolio, introduzione di una tassa sui rifiuti. Ma prevenire non basta, ci vuole maggiore potere di sanzione, è per questo che la facoltà di supervisione dell'Air Resources Board, l'agenzia che si occupa del controllo dell'inquinamento, verrà ampliata.
Ovviamente, l'ambizioso piano contro il cambiamento climatico è aspramente contrastato dalle industrie petrolifere, da molte imprese e dai repubblicani. Il partito d'opposizione ha insistito più volte sul fatto che, per i cittadini californiani, sono aumentate le spese a discapito di risultati ambientali modesti. Il costo dell’aria pulita, si potrebbe dire.
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