Le radici di un movimento
Dalla lotta contadina alla nascita dell’UCI
L’Unione Coltivatori Italiani (UCI) affonda le sue radici nel 1966, raccogliendo l’eredità dell’Alleanza Nazionale dei Contadini (ANC). Questa Organizzazione nacque come risposta all’egemonia delle forze cattoliche e democristiane nelle campagne, unendo movimenti socialisti e progressisti sotto un’unica bandiera.
Fondata nel 1955 da Ruggiero Grieco, l’ANC divenne un baluardo per i diritti dei contadini e per la giustizia sociale, fungendo da ponte tra il Sindacato tradizionale e i nuovi piccoli proprietari nati dalla riforma agraria. Costituì così il serbatoio umano e culturale che portò alla nascita dell’UCI, catalizzando le adesioni di quel movimento contadino che, fin dal dopoguerra, lottava per la parità economica, sociale e legale di tutti i lavoratori della terra.
L’intuizione di Nello Mariani: dalla politica al Sindacato per un’agricoltura giusta
Nel 1972 Nello Mariani fondò l’UCI, la cui costituzione formale è datata 16 gennaio 1974. Mariani, nato a L’Aquila il 21 maggio 1923 e deceduto a Vasto il 23 agosto 2009, è stato una figura di spicco nella politica italiana e un importante promotore del sindacalismo agricolo. La sua carriera politica iniziò subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando si iscrisse al Partito Socialista Italiano (PSI) e divenne attivo a livello comunale come consigliere e assessore. Eletto deputato nel 1958, mantenne il suo seggio fino al 1976, ricoprendo vari ruoli significativi, tra cui quello di sottosegretario di Stato nel Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste e nel Ministero dell’Interno. La sua esperienza politica lo portò a diventare un sostenitore attivo dei diritti dei lavoratori agricoli, con un focus particolare sulla giustizia sociale e sull’uguaglianza economica. Sotto la guida di Mariani, l’UCI si affermò come un’importante voce per i contadini italiani, promuovendo politiche a favore della nazionalizzazione di settori agricoli e della sicurezza sociale per i lavoratori. La sua leadership fu caratterizzata da un forte impegno per la rappresentanza dei piccoli proprietari e dei contadini, in contrapposizione alle Organizzazioni agricole più tradizionali come Coldiretti e Confagricoltura.
Visioni e alleanze: i protagonisti che hanno forgiato l’UCI
Nello Mariani non agì da solo: al suo fianco ebbe una serie di alleati che giocarono ruoli fondamentali nel plasmare la direzione e la missione dell’UCI. Tra questi spiccò Ruggero Grieco, fondatore dell’ANC, una figura centrale nel movimento contadino italiano. La visione di Grieco influenzò profondamente Mariani, fornendo le basi ideologiche su cui l’UCI si sviluppò. Con la sua lunga carriera politica e l’impegno per i diritti dei contadini, Grieco rappresentò un faro per chiunque cercasse giustizia sociale nelle campagne italiane. Accanto a lui, Giorgio Veronesi svolse un ruolo cruciale come Vicepresidente dell’UCI: contribuì a definire la struttura e gli obiettivi dell’Organizzazione, assicurando che le istanze dei coltivatori fossero sempre al centro delle sue attività.
Nello Mariani seppe anche unire le forze di vari movimenti socialisti e progressisti, creando una solida base per l’UCI. Questo approccio inclusivo permise di attrarre un ampio sostegno da parte di contadini e piccoli proprietari, rafforzando ulteriormente la legittimità dell’Organizzazione nel panorama agricolo italiano. Molti dirigenti locali e regionali sostennero Mariani nella creazione dell’UCI, contribuendo a radicarla nelle diverse realtà agricole italiane. Infine, la collaborazione con altri Sindacati agrari consolidò la rappresentanza degli interessi agricoli, creando sinergie per affrontare le sfide comuni. Attraverso questa rete di alleanze strategiche, l’UCI emerse come una voce influente nel mondo agricolo italiano.
Grazie all’impegno del parlamentare socialista Nello Mariani, l’UCI divenne rapidamente un punto di riferimento per il mondo agricolo. Fin dal primo Congresso, celebrato a Grottaferrata nel 1971, emerse la volontà di difendere gli interessi della categoria e di contribuire al rinnovamento democratico della Società. Al Congresso successivo, tenutosi a Firenze nel 1975, il Vicepresidente Veronesi denunciò il clientelismo politico, invocando un cambiamento radicale per restituire dignità e autonomia al settore agricolo.
Gli anni Settanta furono cruciali per la crescita dell’UCI, che si dotò di strumenti fondamentali come l’ENPAC (poi ENAC), il centro di formazione ANAPIA, l’UNAp, il CAF UCI Srl. ed il CAA. Queste Strutture permisero all’Organizzazione di rispondere ai nuovi fenomeni emergenti, come la pluriattività e la multifunzionalità, aprendo la strada a un’agricoltura più dinamica e innovativa.
Gli anni di Bettino Craxi: l’ingresso nell’agenda politica nazionale
Negli anni Settanta e Ottanta, l’UCI rafforzò il proprio ruolo anche grazie alla vicinanza con il governo di Bettino Craxi, il primo socialista a guidare il Paese. Sotto la leadership di figure come Angelo Sollazzo, Leopoldo Garau e Italo Giambalvo, il Sindacato riuscì a portare le istanze agricole nell’agenda politica nazionale, contribuendo all’approvazione di nuove leggi a tutela della filiera agroalimentare, della sicurezza ambientale e della qualità dei prodotti.
Innovazione e rappresentanza: l’evoluzione strategica dell’UCI dagli anni Novanta al nuovo millennio
Il 26 luglio 1995, con l’elezione di Mario Serpillo alla Presidenza nazionale, l’UCI inaugurò una fase di profonda trasformazione. La triade dirigenziale composta da Serpillo, dal Vicepresidente Francesco Leone e dall’Amministratore Antonio Padovani seppe coniugare visione politica e rigore gestionale. Questo equilibrio permise all’UCI di diventare un interlocutore credibile sia per i Soci sia per i decisori pubblici, anticipando un modello di Sindacato proattivo e radicato nel territorio. L’azione di Serpillo si distinse per la capacità di superare i localismi. Già artefice nel 1994 della nascita di Copagri (Confederazione Produttori Agricoli), nel 2007 siglò con la CIA–Confederazione Italiana Agricoltori il Patto federativo aperto, accordo che rivoluzionò la rappresentanza agricola italiana. Non una semplice collaborazione, ma un progetto organico per razionalizzare risorse e competenze in un settore frammentato, dimostrando come l’unità potesse tradursi in maggiore peso contrattuale.
Oltre l’agricoltura: l’UCI come avanguardia socio-ambientale
La svolta più audace fu l’ampliamento del mandato sindacale a temi trasversali e globali. Già negli anni 2000, l’UCI adottò una prospettiva anticipatrice rispetto alle politiche UE, legando la produttività agricola alla sostenibilità ecologica e ai diritti collettivi. Due battaglie simbolo ne certificano l’impatto:
- la mobilitazione del 2007contro gli OGM, con 3,6 milioni di firme raccolte – record storico per una consultazione agricola – che contribuì a mantenere l’Italia libera da colture transgeniche;
- il sostegno al referendum sull’acqua pubblica del 2011, che qualificò i coltivatori come “custodi” non solo della terra, ma dei beni comuni.
Questo approccio olistico trasformò l’UCI da Sindacato di categoria ad attore del cambiamento sociale, capace di coniugare pragmatismo contadino e visione progressista.
L’agricoltura del domani
Oggi l’UCI guarda al futuro con la consapevolezza di un passato ricco di lotte e conquiste. Crede in un’agricoltura capace di coniugare produzione di eccellenza (che rappresenta il 15% del PIL e dà lavoro a circa un milione e trecentomila dipendenti), tutela ambientale e responsabilità sociale. Promuove l’agricoltura sociale, le fattorie didattiche, il turismo verde e il reinserimento lavorativo, dimostrando che la terra non è solo fonte di reddito, ma anche luogo di inclusione e comunità. Questo è il racconto di un’Entità che non si ferma mai, che nasce dai campi e arriva fino alle Istituzioni, che fa tesoro di una storia gloriosa e mantiene fisso lo sguardo al domani. L’Unione Coltivatori Italiani è la prova che la passione e la competenza, quando si fondono, possono dare vita a un’Italia migliore, dove la terra non è solo fonte di ricchezza ma anche culla di diritti, custode di tradizioni e avamposto di un futuro sostenibile. Ecco perché vale la pena sostenere e conoscere da vicino l’UCI, promotrice di un nuovo modo di interpretare l’agricoltura. Un modo che mette al centro la dignità di chi lavora, l’ambiente come patrimonio condiviso e il progresso come via maestra verso uno sviluppo armonioso.
Dal 1966, radicati nel passato e proiettati verso il futuro!
Dal 1966 l’UCI continua ad essere la voce dei Coltivatori italiani, mantenendo vivo lo spirito di solidarietà e innovazione che l’ha sempre contraddistinta.
Perché coltivare la terra significa coltivare il domani, con il cuore rivolto alle persone e lo sguardo aperto all’avvenire!