Non ci supera nessuno nel parlare male della nostra nazionalità: italiani, popolo con tutti i difetti di questo mondo. Perché, in fondo, pensiamo che gli italiani sono sempre gli altri. O perlomeno sono più italiani di noi. Cioè quelli che non pagano le tasse, che sono disonesti, che viaggiano sulla corsia preferenziale, e via con il solito elenco infinito di malefatte grandi e piccole da Belpaese. E lo urliamo (o lo postiamo su Facebook) con cinismo, con cattiveria. Riuscendo a farlo ancora meglio – e con maggiore compiacimento – in periodo di crisi. Siamo, insomma, un perfetto esempio di autolesionismo nazionale.
Quando, viceversa, esprimiamo un po’ di flebile nazionalismo d’annata, lo facciamo nei settori più secondari. E con risibile retorica. Del tipo: “Abbiamo il campionato di calcio più bello del mondo”. Falso, ne abbiamo ormai le prove nelle coppe internazionali. Oppure: “Abbiamo il 90 per cento del patrimonio culturale mondiale”. In parte è vero, ma quando contribuiamo a valorizzarlo, a visitarlo, a sostenerlo? Siamo bravi, sulla stessa linea, a sbrodolare sulla nostra diplomazia "che il mondo ci invidia" (e intanto abbiamo due Marò da due anni fermi in India).
Eppure, nonostante tutto, c’è un’Italia che continua a piacere all’estero. Mentre noi c’imbottiamo di cultura anglosassone e imponiamo ai figli – per prima cosa – di studiare l’inglese, all’estero adorano la nostra lingua. Tanto che continua ad essere tra le più studiate al mondo: dopo l’inglese, il francese e lo spagnolo, c’è il nostro idioma. Anche nel 2014 abbiamo mantenuto questo invidiabile primato: la conferma viene dal sito della Farnesina che quantizza almeno 687 mila studenti di corsi “ufficiali”. Cioè senza contare scuole e corsi privati.
Diffidenza verso questa tendenza a riscoprire l’italiano? Sono i numeri ad affossare i dubbi. A somministrare la lingua di Dante nel mondo ci sono 81 istituti italiani di cultura che offrono 8.165 corsi frequentati da 69.500 persone. Poi i 406 comitati della Società Dante Alighieri con 266 centri di certificazione e 195.400 studenti. E ancora, le 176 università con lettori di ruolo che insegnano a 69.204 studenti e le 151 cattedre con contributi del ministero degli Affari Esteri dove studiano in 25.500. Quindi 134 scuole italiane all’estero per un totale di 31 mila studenti, mentre quasi altri 300mila seguono i corsi per gli italiani all’estero.
Ci sono poi le nuove tecnologie, un’offerta web che include un’infinità di corsi di italiano per stranieri. Cliccatissimi.
Ma perché, ci si domanda, molti apprendono l’italiano anziché il russo, il cinese o il giapponese?
I motivi sono tanti. E, riuniti insieme, spiegano il boom degli ultimi anni.
Tra i fenomeni che stanno contribuendo all’affermazione della lingua c’è indubbiamente il “made in Italy” che continua a conservare rilevanti presenze nel mondo, nonostante la crisi. Anzi, per la moda e per l’agroalimentare c’è ancora vento in poppa. Per cui gastronomia e buon gusto fanno da volano per chi intende apprendere l’italiano sulla scia del business.
Un secondo fattore, rilanciato da Papa Francesco, è quello religioso: l’italiano è parlato abitualmente negli ambienti della Chiesa di tutto il mondo. Anche negli ordini religiosi, come i salesiani o i gesuiti, la lingua corrente resta la nostra.
Ci sono poi i fenomeni migratori, quelli di ieri e quelli di oggi. I discendenti delle migrazioni di un secolo fa spesso si avvicinano alla lingua delle origini. Il boom c’è stato in particolare con la crisi di alcuni Stati americani, come l’Argentina o il Venezuela. Parallelamente, però, c’è la nuova emigrazione di giovani dall’Italia verso l’estero, che semina italianità nel mondo. Il numero dei nostri connazionali all’estero che conservano la cittadinanza e sono iscritti all’Aire (il registro degli italiani all’estero), sta raggiungendo i cinque milioni di unità, cifra più che raddoppiata nel giro di quindici anni. Ma gli italiani all’estero, in realtà, sono molti di più, in quanto non tutti si iscrivono all’Aire.
Va poi registrato anche un fattore indubbiamente poco esaltante: l’italiano è spesso la lingua della malavita internazionale, ben conosciuta – ad esempio – dalle organizzazioni criminali colombiane.
Ben altro spessore viene poi dalla cultura: l’italiano è la lingua dell’opera lirica, dell’arte rinascimentale, c’è interesse crescente per la letteratura classica del nostro Paese (Dante su tutti), ma anche per autori più amati all’estero che in Italia, come Petrarca, Leopardi, Tomasi di Lampedusa, Gramsci, Camilleri.
Altro fattore di promozione della lingua è l’immigrazione degli stranieri in Italia, fenomeno che ha portato in pochi anni diversi milioni di persone a vivere nel nostro Paese.
LINGUA CERTIFICATA – Gli enti certificatori dell’italiano, ufficialmente autorizzati dal ministero degli Affari esteri a rilasciare certificati sono quattro: la Società Dante Alighieri (certificazione Plida), l’Università per Stranieri di Siena (certificazione Cils), l’Università per Stranieri di Perugia (certificazione Celi) e l’Università degli Studi Roma Tre (certificazione It).
I certificati rilasciati da questi enti sono riconosciuti come titolo valido per l’accesso alle Università, per l’ingresso nei Paesi europei da parte di cittadini stranieri e per accedere a posizioni lavorative in ambito pubblico e privato.
Da non molto tempo è nata l’associazione Cliq (Certificazione lingua italiana di qualità), sistema che riunisce sotto un unico marchio di qualità i quattro enti certificatori della lingua italiana. Questa associazione, in linea con gli standard scientifici fissati dal Consiglio d’europa nel “Quadro comune europeo di riferimento per le lingue”, è nata allo scopo di superare, tra le altre cose, la frammentazione delle offerte di studio destinate agli studenti di italiano nel mondo.
Il sistema di certificazione linguistica di qualità Cliq rappresenta un passaggio cruciale, in quanto permette all’Italia di competere con le altre lingue tramite un soggetto unico, assicurando così un profilo di alto livello e maggiore visibilità alla certificazione della lingua italiana e di conseguenza all’intera rete di promozione e di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura nel mondo.
Come per altre lingue, i certificati di competenza in lingua italiana facilitano l’accesso all’istruzione superiore e al mondo del lavoro. Con un certificato di livello B2 è possibile iscriversi alle università italiane senza dover sostenere l’esame di lingua italiana. Alcune norme richiedono il possesso del livello A2 per i cittadini stranieri che vengono a vivere in Italia. In particolare, l’Accordo di integrazione prevede che lo straniero si impegni ad acquisire entro due anni dall’arrivo sul territorio italiano una conoscenza elementare della lingua italiana, pari al livello A2 del Quadro. Un altro decreto emanato dal ministero dell’Interno fissa le modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana e riguarda coloro che richiedono il rilascio del “Permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo”; anche in questo caso, i cittadini stranieri con certificati di competenza in lingua italiana di livello A2 sono esonerati dal test di italiano.
Tra gli istituti universitari più avanzati in termini di offerta e ricerca nell’ambito della didattica dell’italiano per stranieri va ricordata l’Università Ca’ Foscari con il Centro di didattica delle lingue del Dipartimento di studi linguistici e culturali comparati. La struttura ospita quattro laboratori che svolgono ricerca e formazione nel settore della didattica delle lingue e della comunicazione: Itals, Ladisl, Labcom e Dicrom.
Il laboratorio Itals si occupa di ricerca sull'acquisizione e l'insegnamento dell'italiano LS (nel mondo) e L2 (in Italia), di politica linguistica relativa alla promozione dell'italiano nel mondo e ai percorsi di inserimento degli studenti migranti in Italia, di formazione dei docenti di italiano LS e L2. Insieme al Ladils si occupa di glottodidattica in generale e insieme al Comint si occupa in particolare dei problemi di comunicazione interculturale tra italiani e stranieri.
Il progetto Itals va incluso dentro la storia della glottodidattica italiana che ha visto diverse generazioni impegnate nel settore. Tale contesto ha determinato lo sviluppo e la maturazione di percorsi orientati verso un focus scientifico condiviso e un’operatività che dà senso e forma gli interventi di formazione glottodidattica del laboratorio. L’articolazione costante e coerente tra il progetto teorico e l’attivazione di percorsi formativi del laboratorio definiscono un’offerta formativa attenta a diverse dimensioni dell’insegnamento relative alla sfera neuro-psicologica dello studente oppure alle tecniche di didattizzazione di materiali autentici.
Il professor Mirko Tavosanis, direttore del Consorzio Icon (Consorzio Icon (Italian Culture on the Net, associazione di 19 atenei italiani per promuovere e diffondere, per via telematica, la lingua, la cultura e l’immagine dell’Italia nel mondo), spiega il successo della lingua italiana nel mondo: “Credo che la popolarità e la diffusione della nostra lingua, maggiore a volte degli idiomi di importanti potenze economiche, sia dovuto a più fattori – spiega Tavosanis. “Il primo è certamente la cultura italiana. Non solo Dante, però, anche i gli scrittori contemporanei. Piacciono in ugual modo narrativa, poetica, saggistica. Poi influisce molto la musicalità del parlare italiano e ovviamente la lirica nella quale trionfa. Anche il cibo, soprattutto negli ultimi anni, ha spinto tanti stranieri a studiare i nostri vocaboli, magari solo per leggere divine ricette. Tutti i soggetti che operano per la promozione della lingua e cultura italiana all’estero – spiega il professore – sentono l’esigenza di un profondo rinnovamento dell’intero sistema. Dobbiamo individuare le idee per una politica che tenga conto delle nuove condizioni del mercato delle lingue e della competizione culturale nel mondo globalizzato. Questa politica permetterà di valorizzare le potenzialità del patrimonio italiano e attivare connessioni fra promozione della lingua e cultura e promozione dell’economia. Per esempio, avere studenti stranieri che studiano in Italia usando l’italiano è una garanzia di futuri successi”.
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