Ben 32 città italiane con le polveri sottili che hanno superato, nell'anno che si è appena concluso, la soglia massima consentita. In quelle aree urbane i cittadini respirano a proprio rischio e pericolo perché non sono state messe in atto le misure necessarie a far scendere l'inquinamento.
La normativa prevede che la concentrazione di Pm10, le polveri sottili, non possa oltrepassare la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo per più di 35 giorni all'anno. Non è l'ideale (l'Oms suggerisce limiti più rigorosi): è il livello al quale il rischio viene considerato accettabile. Ma 32 capoluoghi di provincia non sono riusciti a rientrare nei parametri previsti per arginare questo rischio. Secondo la classifica preparata da Legambiente in base a dati Arpa, Torino ha superato il limite 86 giorni, Frosinone 85, Milano e Venezia 73, Vicenza 71, Padova e Treviso 68.
Come intervenire? Le cronache delle scorse settimane hanno confermato un dato ormai noto: il blocco alle auto in singole giornate è solo un palliativo. Riesce spesso – non sempre – a far scendere il livello di inquinamento, ma la concentrazione delle polveri tende poi rapidamente a risalire. Con effetti molto gravi: l'inquinamento dell'aria uccide nell'Unione europea più di 400 mila persone all'anno e le polveri sottili danno un contributo importante a questa strage perché entrano in profondità nell'apparato respiratorio producendo non solo bronchiti e asma ma anche tumori e ictus.
"Per mettere in sicurezza i nostri polmoni bisogna modificare strutturalmente le città, le modalità di spostamento, le infrastrutture e riqualificare il patrimonio edilizio pubblico e privato rendendolo energeticamente sostenibile", il parere di Rossella Muroni, presidente di Legambiente. "Non è un'impresa impossibile. L'abbiamo sintetizzata in 10 mosse".
1. Ridisegnare strade e per favorire gli spostamenti a piedi e in bicicletta. Si tratta di correggere la distribuzione degli spazi pubblici: oggi l'80% è destinato alle auto.
2. Una rete capillare per i ciclisti. E' la lezione che viene da molte città europee: a Copenaghen il numero di bici in circolazione ha superato quello delle auto; a Parigi ogni 10 chilometri quadrati a si trovano 300 bici; Lubiana in 10 anni ha moltiplicato per 5 le piste ciclabili; la svedese Malmo ha creato una rete di semafori tarati per dare la precedenza alle due ruote. In Italia le piste ciclabili sono spesso marginali e destinate al tempo libero.
3. Verso emissioni zero. Non solo a piedi o in bici, ma anche con la trazione elettrica: e-bike, moto, auto, bus. Si potrebbe arrivare al 90% di spostamenti green (al di sotto dei 100 chilometri al giorno) se venissero tolte le agevolazioni e gli incentivi alle vecchie tecnologie fossili concentrando gli sforzi sulle tecnologie carbon free.
4. Bus più rapidi, affidabili ed efficienti. Le corsie preferenziali sono un intervento a basso costo e veloce. Ma Roma ha solo 112 chilometri di percorsi di bus in sede dedicata su un totale di 3.636 (appena il 5%).
5. Mille treni per i pendolari, metropolitane, tram e 10 mila bus elettrici o a bio-metano nelle aree urbane. Serve una programmazione pluriennale per treni, metro, tram, autobus.
6. Fuori i diesel e i veicoli più inquinanti dalle città. Occorrono standard ambientali sempre più alti per l'utilizzo dei veicoli privati circolanti nelle città.
7. Solo uno spostamento su tre in macchina entro 5 anni. Tutte le città con più di 50 mila abitanti e i comuni capoluogo devono promuovere gli spostamenti con mezzi pubblici, in bicicletta, bici a pedalata assistita, con personal movers elettrici leggeri, sharing mobility, car pooling e soprattutto a piedi.
8. Road pricing e ticket pricing. Zone a pedaggio urbano sul modello dell'Area C milanese: i ricavi vanno investiti per rendere più efficiente il trasporto pubblico.
9. Riqualificazione degli edifici pubblici e privati. Promuovere ristrutturazioni del patrimonio urbanistico con tre finalità: meno consumi energetici, più sicurezza contro il rischio sismico, più
sicurezza contro il rischio idrogeologico.
10. Riscaldarsi senza inquinare. Vietare l'uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici e incentivare l'uso delle tecnologie che migliorano l'efficienza e riducono le emissioni.