Un polo a cui il nuovo Psr regionale potrà offrire un aiuto importante, grazie alla misura 16.1 che destina circa 27 milioni di euro a progetti innovativi e i cui bandi saranno pubblicati entro la fine di novembre con l’obiettivo di arrivare a finanziare una cinquantina di iniziative. Fra queste c’è il progetto Sub-tropicali; si pone l’obiettivo di mettere insieme un centinaio di aziende che introducano le varietà tropicali come mango, avocado, banane o litchi anche grazie alla partnership con il certo di ricerca spagnolo sulla frutticoltura sub-tropicale, Ihsm-la Majora di Malaga.
La domanda può essere inoltrata direttamente dagli agricoltori e non più solo dai centri di ricerca. Attraverso l’iniziativa dei produttori, si potranno andare a ripescare vecchi progetti di ricerca messi nel cassetto. Quello sulle sub-tropicali vale circa 500mila euro, e punta ad attivare un partenariato, che cerca di introdurre le nuove specie sub-tropicali.
Il vantaggio principale di introdurre delle varietà tropicali è dato senza dubbio dalla loro elevata redditività. Basti pensare che l’avocado made in italy viene venduto sul mercato anche a 5 euro al chilo e garantisce rendimenti al produttore che oscillano intorno ai 2 euro. Non c’è proprio gara contro il 20-30 centesimi al chilo pagati oggi per gli agrumi.
Non si tratta di sostituire le colture tradizionali con le nuove ma di ampliare il paniere di offerta anche in considerazione del fatto che non tutte le regioni sono vocate per la produzione delle sub-tropicali se si considera che l’avocado, ad esempio, resiste fino ad un massimo di 5 gradi sotto zero, in base alle varietà. Ecco che la Sicilia rappresenta la regione con le condizioni pedo-climatiche migliori.
Già la prossima settimana sarà formalizzata la costituzione del consorzio Sicilia Avocado finalizzato alla produzione e commercializzazione di frutti tropicali che, nella sua fase di partenza, raccoglie sei tra i principali produttori di avocado della regione per un totale complessivo di 50 ettari di cui 30 già in produzione con 180mila chili di prodotto annuo di altissima qualità destinati anche a triplicare quando gli impianti andranno a regime. Una combinazione che si trova sulla fascia jonica dell’isola, nei chilometri che vanno da Messina ad Acireale.