Il riferimento al gran caldo anomalo su tutta la Penisola nel 2022 fa davvero tremare. L’anno in corso si classifica come il più caldo mai registrato dal 1800 con una temperatura addirittura superiore di quasi un grado (+0,96 gradi) rispetto alla media storica secondo Isac Cnr nei primi 9 mesi dell’anno.
Una situazione preoccupante, dopo che nel 2022 la produzione di grano duro in Italia è stimata in 3,8 milioni di tonnellate in calo del 5% nonostante l’aumento delle superfici coltivate che sono passate a 1,24 milioni di ettari contro 1,23 milioni del 2021. In difficoltà per l’allarme siccità fuori stagione sono in realtà tutte le colture in campo con gli imprenditori agricoli che stanno intervenendo addirittura con irrigazioni di soccorso per non compromettere i raccolti, dai kiwi al radicchio del Veneto, ai carciofi della Sardegna fino agli ortaggi lungo tutta la Penisola.
C’è tanta preoccupazione per via del caldo che sta provocando l’allungamento della fase vegetativa delle piante con il rischio di far ripartire le fioriture, con il pericolo di esporle ai danni di un prevedibile successivo abbassamento delle temperature e la conseguente diminuzione del potenziale produttivo delle coltivazioni. Ma nelle campagne gli effetti si fanno sentire anche per i parassiti che sono rimasti attivi con le temperature miti e attaccano più facilmente le colture ancora in campo, come avviene peraltro nelle città dopo sono ancora diffuse zanzare e mosche.
Una conferma del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che quest’anno superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.