Quando ci riferiamo all’economia circolare facciamo di solito riferimento al riciclo, inteso come processo che parte dalla raccolta differenziata per recuperare materia prima. Ma (come riconosce la stessa “gerarchia dei rifiuti” di emanazione europea), il riuso è meno impattante sull’ambiente in quanto non implica alcuna lavorazione post-consumo e consente agli oggetti di passare semplicemente di mano, allungandone il ciclo di vita. La cosiddetta second hand economy vale oggi, in Italia, 19 miliardi di euro l’anno, più di un punto del PIL nazionale.
L’ha calcolato Doxa per Subito, il leader della compravendita online, che lunedì 27 marzo ha presentato a Milano i dati della ricerca 2016 – un anno che ha segnato una crescita di +1 miliardo di euro nel volume generale di affari rispetto al precedente, con +330 milioni generati su internet.
La fascia di popolazione che non ha mai acquistato usato (perché preferisce comprare oggetti nuovi) nell’ultimo anno è calata dell’8% (il 45% verso il 53% del 2015), segno che il seconda-mano è un’abitudine che cresce trasversalmente alle varie categorie sociali e di reddito. Le motivazioni di questa maturazione del mercato dell’usato sono varie. La crisi economica di questi anni ha indubbiamente contribuito, ma più ancora ha fatto la diffusione di nuovi stili di vita, riassunti nei profili dei consumatori di second hand: non solo più, dunque, gli “Ideologici” – che lo fanno per salvare l’ambiente – e i “Concreti” dall’approccio razionale basato sul bisogno, ma anche quelli che amano la leggerezza del superfluo a basso costo e senza impegno, i millenials dell’Economia 2.0 (abituati a comprare e vendere online sia nuovo che usato) e gli Smart Chic appassionati del vintage.
L’altra notizia è che sempre di più anche gli Italiani acquistano e vendono online. Si tratta del 15% della popolazione, che scambia oggetti di seconda mano, su internet, per 7,1 miliardi di euro l’anno, creandosi un guadagno integrativo mediamente di € 900 euro/anno (quasi una piccola “quindicesima”).
Il settore dei motori (auto, moto, scooter ecc.) guida ancora la classifica delle vendite online, con 5 miliardi di euro, seguito dai prodotti per la casa e la persona (984 milioni), dall’elettronica (647 milioni) esport & hobby (465 milioni).
Ma un altro effetto interessante, emerso durante la presentazione dei dati a Milano, è che questa economia del second hand non sembra entrare in competizione con la produzione industriale e artigianale tradizionale. Anzi, secondo il CEO di Subito Melany Libraro, “stimola l’investimento in qualità”. In effetti l’oggetto che, potenzialmente, può avere la vita più lunga non è certo l’usa e getta di fascia bassa, ma ci sarebbe un ulteriore incentivo a lavorare sulla qualità e la durabilità delle produzioni.
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