Le autostrade e le strade veloci hanno avvicinato le mete, ma hanno fatto perdere il fascino del viaggio. Occorre riprogettare strade per viaggiare, non per arrivare. E la missione di una vita quella di Albano Marcarini, urbanista, presidente di Co.Mo.Do (Confederazione Mobilità Dolce), organizzazione che promuove da anni il recupero di ferrovie, strade e sentieri abbandonati con una filosofia semplice ed efficace: restituire le strade alla gente. Cioè al gusto della mobilità come occasione di conoscenza, di divertimento, di socialità. "Abbandono vuol dire perdita di una risorsa di uso pubblico, degrado del territorio, privazione della memoria storica“ continua Marcarini. "Recuperare, viceversa, equivale a combattere il degrado presidiando il territorio, rimettere in valore opere di utilità pubblica e soprattutto razionalizzare il sistema della mobilità attribuendo una rete specifica e protetta a ciclisti, pedoni, cavalieri, utenti dei servizi pubblici". "Strade dimenticate e da riabilitare dove, favorendone e consentendone l'uso ai mezzi alternativi all'automobile, si potrebbero ridurre gli incidenti stradali, gli agenti inquinanti, la congestione del traffico, lo stress e le cardiopatie, la necessità di parcheggi, la costruzione di nuove strade. Nel contempo si restituirebbe il territorio alla popolazione, salvaguardando o migliorando l'ambiente (rispettando anche gli animali), favorendo l'esercizio fisico, aumentando la socialità , offrendo nuove opportunità a bambini, anziani, disabili. E, non ultimo, facendo risparmiare denaro, anzi, incrementando le opportunità lavorative grazie a nuove forme di turismo e di ricettività".
A disposizione del recupero c'è una grande fetta d'Italia: quasi 11mila chilometri di percorsi. Cinquemila di ferrovie dimesse, 2.500 di sentieri e vie storiche, 1.500 di strade arginali di fiumi e canali (splendidi percorsi lungo le vie d'acqua che, per diritti acquisiti e ormai obsoleti, in genere sono transitabili solo da mezzi di servizio e sono preclusi ai cittadini), 950 di sentieri costieri e 800 di strade dimesse. Un patrimonio enorme se confrontato con i 6.478 chilometri di autostrade, i 16.092 di rete ferroviaria principale e i 44.357 di strade statali. All'estero la pratica del recupero è all'ordine del giorno. Non solo nel nord Europa, dove pedoni, bici e cavalli godono di ben maggiori attenzioni. In Spagna, ad esempio, il progetto "Vias verdes", promosso dalla compagnia ferroviaria nazionale nel 1993, ha portato al recupero di oltre ottocento chilometri di ferrovie dismesse. In Belgio la rete Ravel, lungo navigli ed ex-ferrovia, è lunga duemila chilometri. Nel Regno Unito, la Ncn (National Cycle Network) è lunga oltre 11mila chilometri. E tanti pensionati britannici hanno trovato nuovi stimoli occupandosi volontariamente della manutenzione degli itinerari. In Italia un esempio (anche economico) è costituito dalla ciclabile dell'Adige, percorsa annualmente da circa 250 mila cicloturisti stranieri con 800mila pernottamenti. Sono tanti gli esempi di strade ferrate che potrebbero essere riutilizzate con interventi minimi. In Lombardia, i trentadue chilometri della Voghera-Varzi potrebbero costituire la porta d'accesso alternativa all'Oltrepo pavese, evitando la trafficata statale del Penice. I sessanta chilometri della Pontebbana, in Friuli, magnifica ferrovia di montagna chiusa da tre anni, se riadattati consentirebbero il collegamento dalle spiagge adriatiche alle ciclabili austriache.
Proprio per sensibilizzare gli italiani su questo tema, la Confederazione Mobilità Dolce da tre anni promuove la " Giornata delle ferrovie dimenticate", occasione di riscoperta del patrimonio ferroviario sia storico sia attuale. Con l'obiettivo di valorizzare le linee minori e quelle dismesse perle quali, da tempo, in ogni parte del Paese, si avanzano proposte e istanze di riutilizzo o trasformazione in percorsi ciclo- pedonali. L'iniziativa, che quest'anno vede per la prima volta la partecipazione del Gruppo Fs, è sostenuta, tra gli altri, dal Club Alpino Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club e Wwf. Numerose anche le adesioni di regioni come Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Campania e Molise. L'appuntamento del 2011, fissato a domenica 6 marzo, propone 83 eventi sparsi per tutta la Penisola. Si va dal cammino sui binari piemontesi di Einaudi (da Farigliano a Cherasco) alla gita bici-treno sulla Genova-Casella, dai dieci eventi dedicati alle ferrovie abbandonate in Lombardia (compresa la pedalata sulla pista ciclabile della Valmorea) alla cremagliera veneta, il trenino di montagna, dai depositi delle locomotive di Rimini al trekking urbano a Fossombrone, nelle Marche, dalle gallerie della vecchia F.A.C. toscana al viadotto di Cortaccione con carrozza a cavallo in Umbria, dalle passeggiate a cavallo sul tracciato Capranica-Civitavecchia alla passeggiata sulla "Transiberiana d'Italia" in Molise, dalla mostra online sulla linea ferroviaria Avellino-Rocchetta alla cicloescursione lungo la linea Maglie-Otranto in Puglia, dal trekking da Abriola a Monteforte in Basilicata alle ferrovie ex-minerarie della Sicilia o al mountain-bike sul tracciato della ferrovia di montagna Dittaino-Leonforte (Enna), fino allo spettacolare percorso sardo da Isili a Sorgono (linea a scartamento ridotto) con la stazione di Sarcidano da cui, fino al 1956, partiva anche la ferrovia per Ales e Villacidro, ora smantellata ma percorribile in bicicletta. Come non approfittarne?