Più di due terzi degli ortaggi consumati dai bolognesi potrebbero arrivare dai tetti della città. Se tutto lo spazio disponibile nelle case e nei palazzi fosse impiegato per la creazione di orti urbani, infatti, si potrebbero produrre circa 12.500 tonnellate di ortaggi. È uno dei risultati emersi dalla ricerca “Exploring the production capacity of rooftop gardens in urban agriculture”, realizzata dal Centro studi Agricoltura Urbana e Biodiversità dell’Università di Bologna.
La ricerca, messa in evidenza anche dalla Direzione generale Ambiente della Commissione europea nella sua rivista “Science and Evironment Policy”, esplora sia la capacità produttiva degli orti sui tetti per gli abitanti delle città, sia la possibilità di preservare la biodiversità attraverso la creazione di reti “verdi” per la fauna selvatica.
“Il Centro studi Agricoltura Urbana e Biodiversità nasce quasi due anni fa dall’unione di due gruppi di ricerca dell’Università di Bologna e si occupa di vari progetti riguardanti biodiversità e ambiente urbano sia sul territorio nazionale che su quello internazionale -racconta Giovanni Bazzocchi, docente al Dipartimento di Scienze agrarie dell’Alma Mater. “All’interno dell’università, il Centro studi si occupa sia di attività di ricerca riguardante orticultura urbana, salvaguardia della biodiversità e infrastrutture verdi, sia di tecnologie agricole in spazi urbani, senza tralasciare l’impegno nel sociale attraverso la didattica e la formazione”.
Quella dei tetti verdi è un’attività che l’Alma Mater sperimenta concretamente da diverso tempo con esperienze già attive nella sede al Lazzaretto della Scuola di Ingegneria e Architettura e nella Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria.
Esperienze che il Centro studi Agricoltura Urbana e Biodiversità porta avanti con diversi progetti. Il più recente è Hortis (Horticulture in towns for inclusion and socialisation), attività formativa di orticultura nata con il supporto della Comunità europea all’interno del programma Llp (Lifelong Learning Programme). Il progetto coinvolgeva quattro città (Bologna, Berlino, Budapest e Cartagena) promuovendo corsi di formazione per persone disoccupate incentrati sulla realizzazione di orti urbani. L’obiettivo è costruire relazioni tra gli abitanti attraverso la creazione di un ambiente urbano sano, stimolando la creatività di chi vi partecipa.
Dopo “Hortis” l’interesse del Centro studi Agricoltura Urbana e Biodiversità si rivolge oggi alle possibilità economiche dell’agricoltura urbana. Con un nuovo progetto. “Autoimprenditorialità, produttività e nuovi sbocchi lavorativi sono gli obiettivi di Urban Green Train, il nuovo progetto europeo che partirà a breve incentrato sulla sfera professionale – spiega ancora Giovanni Bazzocchi. Una nuova sfida per valorizzare i risultati che si possono raggiungere coltivando verdure e ortaggi direttamente in città.