La fattoria di montagna ideale è quella dell’Europa centrale che coniuga l’economia della produzione di legname della Slovenia all’attività agrituristica dell’Austria, pur in condizioni climatiche limitative e con una collocazione in zone marginali; questo tipo di azienda concorre alla produzione di cibo ad alto valore biologico-nutrizionale e di altissima qualità organolettica come formaggi, latte, frutti di bosco, funghi e miele, frutta di bassa montagna.
A rivelarlo il Centro studi del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali che ha presentato nel Padiglione World Association of Agronomists della Fattoria Globale ad Expo 2015 la prima delle case history sui luoghi di produzione di cibo nel mondo – 570 milioni di fattorie mappate nel mondo.
“Questo modello di fattoria nel futuro – spiega Andrea Sisti, participant director padiglione WAA – non può prescindere dalla figura dell’agronomo oltre che per progettare cibo di alta qualità nutrizionale anche per la pianificazione e gestione del territorio con un’attenta interazione con l’ambiente naturale ed equilibrio uomo natura. Il ruolo dell’agronomo nel contesto montano è quello di prevenire ed evitare il dilagare di fenomeni che contribuiscono all’indebolimento economico e sociale locale, nonché di sostenere l’innovazione e la ricerca nelle farm ed evitare l’aggravamento di problemi di carattere territoriale come il dissesto idrogeologico o la perdita del paesaggio tradizionale”.
La fattoria di montagna della Slovenia è di proprietà, ha una dimensione media di 7 ettari di cui l’85 per cento ricoperta da boschi, con il rimanente destinato alle coltivazioni agricole ad uso esclusivo della famiglia coltivatrice. La superficie boscata è caratterizzata da faggi e querce, ha un assetto fitosanitario sano e la produzione di legname è di qualità. Nel contesto sloveno la farm rappresenta un’importante risorsa: il legno rappresenta la materia prima più diffusa e un’efficace fonte di energia per un futuro sostenibile e produttivo.
La fattoria tipica delle Alpi austriache salisburghesi possiede 10 vacche da latte, 10 giovenche e altrettanti vitelli. Dalla produzione zootecnica riesce a ricavare solo il 10 per cento del reddito familiare. L’attività agricola è condotta interamente in biologico – l’Austria è leader europeo per la produzione in biologico (19,5 per cento) – e la famiglia integra il reddito con altre due attività: il lavoro dei maschi al di fuori dell’azienda per il 70 per cento e il 20 per cento attraverso attività agrituristica. Nel maso ci sono un massimo di 10 posti letto.
“La farm tipica di montagna – conclude il forestale e consigliere nazionale Conaf Mattia Busti – influisce non solo produttivamente ma anche in modo agro-strutturale sull’immagine del paesaggio, sulla vitalità delle aree rurali e sulla qualità dei prodotti agricoli. Non ha inoltre abbandonato l’attività agricola come altri casi estremi in montagna ma ha adottato misure di adeguamento come le prestazioni multifunzionali.