Divulgato il report European Statistics Handbook 2022, redatto da Agrarmarkt Informations-Gesellschaft (AMI) in collaborazione con Fruitnet Media International. Il manuale analizza il mercato europeo dell’ortofrutta elaborando cinque principali conclusioni, riportate per punti di seguito;
– dopo un crollo della domanda esterna registrato nel primo anno della pandemia, nel 2021, la situazione in Europa si è leggermente attenuata, ma i livelli degli anni precedenti al 2020 non sono ancora stati raggiunti. Di conseguenza, il commercio al dettaglio non si aspettava un aumento dei volumi di acquisto di prodotti ortofrutticoli freschi. Ii risultati preliminari di vari Paesi europei denotano una stagnazione o un lieve calo dei volumi di acquisto, pur rimanendo ancora ben al di sopra dei livelli del 2019;
– anche nel 2021, le consuete difficoltà legate alle condizioni climatiche non sono venute meno. Le gelate nell’Europa meridionale hanno decimato la raccolta delle drupacee nelle aree colpite, mentre le forti piogge a metà luglio nell’Europa occidentale hanno causato perdite effettive, specialmente per quanto riguarda gli ortaggi. Tali carenze hanno portato ad aumenti dei prezzi, che sono stati un tema frequente di discussione da parte dei media.
– i costi sono aumentati vertiginosamente, soprattutto i costi energetici e i fertilizzanti, a cui si aggiunge un forte aumento dei salari. Nonostante il rialzo dei prezzi, i produttori e i rivenditori raramente si trovano in una posizione migliore rispetto a un anno fa. L’aumento del costo dell’energia è causa di notevoli preoccupazioni per i produttori dell’Europa nord-occidentale dediti alla coltivazione in ambiente protetto, tanto che per la stagione 2022, le operazioni di messa a coltura hanno spesso subìto un ritardo rispetto a quanto avveratosi in precedenza.
– l’aumento dei costi legati alla logistica e una carenza senza precedenti di container disponibili hanno minacciato il commercio estero di molti Paesi orientati all’esportazione. Tuttavia, le ripercussioni saranno misurabili solo in seguito, nel 2021 non si sono denotate restrizioni significative.
– l’impatto della Brexit sul flusso di merci è stato comunque minore di quanto temuto e il transito di merci dal continente al Regno Unito è stato solo leggermente inferiore rispetto a prima.