La Federazione dei dottori agronomi e dottori forestali della Lombardia interviene sulla questione nitrati all'indomani dell'approvazione, da parte della Regione Lombardia, di un nuovo bando del Piano di sviluppo rurale finalizzato a finanziare una serie di "interventi per la gestione sostenibile degli effluenti di allevamento" con una dotazione di 15 milioni di euro. Il recente provvedimento della Regione Lombardia, incardinato nella misura 121 del Piano di sviluppo rurale “commenta Giorgio Buizza, presidente di Fodaf “ va nella direzione di sostenere lo sforzo delle numerose imprese agricole lombarde che si confrontano con il problema di adeguare i propri allevamenti alla cosiddetta ‘direttiva nitrati, la quale impone forti limiti allo spandimento dei reflui zootecnici. La situazione è infatti assai preoccupante: secondo i dati a disposizione, le aziende lombarde attualmente non conformi per quantità di azoto nei reflui sarebbero oltre 4.400 su un totale di circa 10mila interessate dall'applicazione della direttiva comunitaria.
Per Fodaf l'ultimo bando regionale, ancorchè positivo, è solo un tassello nel complesso quadro delle soluzioni da perseguire. L'applicazione della direttiva n. 91/676 “spiega Giambattista Merigo, coordinatore della commissione Zootecnia e Ambiente di Fodaf “ costituisce la prima grande criticità dell'agricoltura professionale di pianura. Il carico medio di azoto consentito dalla direttiva è fissato attualmente a 170 chili per ettaro di superficie agricola a fronte del precedente limite di 340 chili per ettaro. Ciò comporta necessariamente problemi notevoli in materia di gestione degli effluenti di allevamento. Non è esagerato dire che i contraccolpi generati dall'applicazione di questa normativa in alcune regioni italiane potrebbe causare a molte delle nostre aziende zootecniche problemi di portata ben maggiore rispetto all'annosa vicenda delle quote latte". Per Fodaf sarà determinante il ruolo che la Regione Lombardia saprà svolgere in sede comunitaria a partire da ora fino al prossimo mese di ottobre, periodo entro il quale è prevista la decisione di Bruxelles sulla richiesta italiana di deroga parziale ai rigidi vincoli imposti dalla direttiva.
Sul fronte dell'iniziativa privata delle aziende sarà invece fondamentale approntare progetti di razionalizzazione nello spandimento dei reflui, programmi che però potranno avere senso solo se concepiti in un'ottica comprensoriale e non limitati a singole aziende. Positivo il commento di Abia, associazione dei contoterzisti agrari bergamaschi, sul bando della Regione Lombardia. "La nostra associazione“ afferma Leonardo Bolis, presidente di Abia“ è da sempre particolarmente attenta al problema dei nitrati, una delle più grosse emergenze di tutti i tempi per l'agricoltura professionale bergamasca e lombarda. Apprezziamo, quindi, anche questi provvedimenti che potranno venire sicuramente in aiuto di una parte delle nostre aziende zootecniche". Tuttavia, per Abia, la questione va affrontata in modo più strutturale e complessivo. "In attesa della decisione di Bruxelles su eventuali deroghe nell'applicazione della Direttiva Nitrati“ sottolinea Bolis“ occorre pensare a soluzioni costruite a partire da modelli collaborativi estesi su vaste aree territoriali. A questo proposito Abia ha elaborato da tempo il progetto di una vera e propria Borsa dei reflui zootecnici per far fronte alle esigenze di spandimento razionale dei liquami provenienti dagli allevamenti della nostra provincia". La direttiva CE n. 676/91, infatti, individua le cosiddette Zone Vulnerabili da Nitrati di origine agricola (ZVN), nelle quali è introdotto il divieto di spargimento dei reflui degli allevamenti oltre un limite massimo annuo di 170 chili di azoto per ettaro, a fronte di un limite precedente molto più permissivo, pari a 340 chili di azoto per ettaro.
Com'è possibile far fronte concretamente a questa situazione? "Per la provincia di Bergamo proponiamo l'istituzione di una sorta di listino dei reflui" spiega Enzo Cattaneo, direttore di Abia “sulla base di una prima esperienza già realizzata nel mantovano. Si tratta di favorire l'incontro tra domanda e offerta di terreni disponibili per lo spandimento e di riportare le relative quotazioni su un apposito listino. Ciò permetterebbe di diminuire i carichi di azoto delle zone più vulnerabili e di delocalizzare parte di questi fertilizzanti naturali verso aree che ne sono invece carenti. Questa borsa virtuale sarebbe assistita dalla creazione di un portale internet dedicato e dall'utilizzo di specifici software per facilitare le transazioni e la stipula dei contratti di affitto o asservimento dei terreni. "Dal canto loro“ conclude Cattaneo – le imprese agromeccaniche aderenti ad Abia, che hanno in dotazione un elevato numero di macchine agricole provviste di gps, offrono anche la possibilità di utilizzare tali dispositivi per tracciare gli spostamenti di reflui zootecnici dalle zone di produzione ai terreni individuati per lo spandimento, così come l'Unione europea pare orientata a richiedere. Si tratterebbe quindi di realizzare un grande progetto di valorizzazione economica dei fertilizzanti organici nel rispetto dell'ambiente e delle condizioni naturali di fertilità dei suoli.