Tra il 16 ottobre 2018 ed il 31 dicembre l’Italia ha erogato 1.400 milioni di euro di fondi pubblici dello sviluppo rurale: per evitare il primo anno di disimpegno automatico che scattava a fine 2018. La restituzione dei fondi a Bruxelles è stata evitata ed è una notizia molto positiva, ma il ritardo della spesa rimane un problema grave, strutturale e ingiustificabile per molte Regioni italiane. Dopo tre anni all’avvio dei Psr, la spesa pubblica cumulata di tutti i Psr dal 1/01/2015 al 31/12/2018 è stata di 6 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo settennale di 20,8 miliardi di euro. Al 31 dicembre, i pagamenti hanno raggiunto solo il 28,73% dello stanziamento 2014-2020. Dal 2015 al 2018 sono trascorsi 4 anni del settennio di programmazione, ma solo due Regioni hanno superato il 40% della spesa programmata: la provincia autonoma di Bolzano (52,9%) e il Veneto (43,5%). Ci sono determinate Regioni in cui l’avanzamento della spesa è inferiore al 20%: Marche, Abruzzo e Puglia.
Il 2018 era il primo anno in cui scattava il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2015 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2018, altrimenti le risorse sarebbero tornate a Bruxelles. Ai sensi dell’art. 38 del Reg. 1306/201, la Commissione europea procede al disimpegno della parte di bilancio che non sia stata utilizzata entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all’anno dell’impegno di bilancio (la cosiddetta regola “N+3”).
Dopo l’accelerazione della spesa degli ultimi mesi, il disimpegno automatico è stato evitato per tutti i Psr italiani, ma alcuni sono arrivati in “zona Cesarini”. Alcune Regioni, come il Friuli e la Liguria, hanno fatto grandi passi avanti, pagando in due mesi e mezzo più di quello che avevano pagato nei quattro anni precedenti. Una situazione molto simile vale per il Psr della Regione Abruzzo e il Piano di Sviluppo Rurale Nazionale.
In attesa del calcolo della performance
Tutte le Regioni italiane hanno evitato il disimpegno automatico, ma solo alcune Regioni hanno raggiunto l’obiettivo di performance.
La riserva di performance è una novità della programmazione 2014-2020, che ha lo scopo di favorire l’orientamento ai risultati e l’uso efficace dei fondi. Ai sensi dell’art. 20 del Regolamento (Ue) 1303/2013 è stato stabilito che il 6% delle risorse costituisce una riserva di efficacia dell’attuazione (performance reserve).
Detta percentuale nell’ambito delle risorse Feasr corrisponde per l’Italia a 625,8 milioni di euro. L’assegnazione della riserva sarà condizionata al raggiungimento dei risultati collegati agli obiettivi del programma. Il performance frame work, infatti, si basa su un sistema di indicatori legati principalmente all’attuazione finanziaria e agli interventi realizzati sul programma, per cui sono stati fissati dei target intermedi da conseguire entro il 31 dicembre 2018 e da valutare nel 2019.
Il ruolo della valutazione della performance spetta alla Commissione europea. La Commissione europea dovrà valutare se un Psr ha raggiunto i target intermedi che indicano i progressi attesi verso il conseguimento dei target finali fissati per il 2023. Tali indicatori comprendono indicatori finanziari, relativi alla spesa assegnata, indicatori di realizzazione e di risultato (Fonte: Rete Rurale Nazionale).
Laddove, i target intermedi e finali non siano stati conseguiti in maniera soddisfacente sono possibili sanzioni; in particolare la Commissione potrà procedere alla sospensione dei pagamenti nel 2019 e a correzioni finanziarie in chiusura (art. 22 par. 4 e 5 del Reg. 1303/2013). In sintesi, nel 2019, conosceremo i risultati della valutazione; le Regioni e i Psr più virtuosi avranno più risorse, quelle con risultati insoddisfacenti saranno sanzionate.
I fondi
Il Reg. Ue 1305/2013 ha assegnato all’Italia una dotazione risorse finanziarie del Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) di 10,43 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Alle risorse finanziarie comunitarie devono essere aggiunte quelle derivanti dal cofinanziamento nazionale, determinando una spesa pubblica complessiva di 20,87 miliardi di euro.
Nella programmazione 2014-2020 c’è stata una novità assoluta rispetto al passato; lo sviluppo rurale è attuato anche tramite un Programma di Sviluppo Rurale Nazionale (Psrn), congiuntamente a programmi regionali.
Il 90% dei fondi (18,6 miliardi di euro) sono stati destinati all’attuazione dei programmi regionali e 2,2 a misure nazionali, in 4 linee d’intervento: gestione del rischio, infrastrutture irrigue, biodiversità animale e rete rurale nazionale.