Dopo la cimice asiatica che ha flagellato la frutticoltura italiana lo scorso anno, dopo l'emergenza coronavirus, un'altra sciagura si è abbattuta sulle produzioni frutticole del nord Italia. L'aria fredda entrata sulla Penisola ha portato le temperature al di sotto dello zero in diverse zone. Importanti i danni agli impianti di frutta, in particolare per le drupacee (albicocche, pesche, nettarine, ciliegie e susine). Colpiti anche kiwi, mandorle e pere.
A essere colpite in particolare alcune zone della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia-Romagna. Alberi di pesco, albicocco e mandorlo sono stati aggrediti dal gelo quando erano già formati i frutticini, ciliegi e susini sono in fiore e tra i filari di pere, mele e kiwi ci sono le gemme pronte che sono state intrappolate dal ghiaccio e bruciate dal freddo. Ingenti i danni per le primizie di stagione, dai carciofi agli asparagi, dalle bietole alle cicorie fino ai piselli. Ma è allarme anche per 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale che sono state ingannate dal caldo e sono uscite dagli alveari e ora rischiano di subire pesanti conseguenze.
È presto per fare una stima esatta dei danni, ma è ipotizzabile che almeno il 50% del territorio romagnolo sia stato colpito. La cosa grave è stata la durata del freddo, circa dieci ore. Tra un paio di giorni sarà possibile fare una stima precisa dei danni ma di certo saranno importanti.
Un flagello che diventa un incubo per gran parte delle aziende agricole, perché l’emergenza Covid-19 ha di fatto rallentato l’attivazione delle polizze assicurative contro il gelo: circa il 60% delle imprese colpite non ha una copertura.
Le previsioni meteo annunciano altre due notti critiche sull'intero territorio romagnolo poi ci sarà una lenta crescita delle temperature verso il fine settimana.