Costa almeno il 10% in più rispetto ad altri Paesi europei produrre frutta e verdura in Italia, oberata da aspetti strutturali e organizzativi, dal costo più alto per lavoro, energia e trasporti, alla frammentazione delle imprese; tutti aspetti che minano la competitività di un settore che vale quasi 13 miliardi di euro, e che sta rischiando di perdere quote nel mercato internazionale.
Lo fa presente il primo rapporto Nomisma sul settore, fotografando lo stato dell’arte tra criticità e punti di forza. Le quasi cinquecentomila aziende del comparto sono di piccole dimensioni con difficoltà di accesso al mercato; stessa cosa per le Organizzazioni dei Produttori (Op) che coinvolgono appena il 20% dei produttori. A ciò si debbono aggiungere i mali del ‘sistema Paese’, come il costo del lavoro orario (13,7 euro contro i 9,4 euro della Spagna), quello chilometrico dell’autotrasporto (1,6 euro/km contro 1,22 euro/km della Spagna), i giorni per esportare via nave (19 in Italia, 10 in Spagna, 7 nei Paesi Bassi) e il prezzo dell’energia per utilizzi industriali (0,18 Euro/KWH), preceduti solo da Cipro e Danimarca.
Altro problema è la burocrazia che rallenta ogni capacità imprenditoriale; caso eclatante di una Op che ha dedicato 172 giornate su 252 lavorative per i controlli. Penalizzanti anche le differenti norme per la difesa fitosanitaria nei vari Paesi europei.
”Non bisogna andare a caccia dei colpevoli ma analizzare le cause dei nostri ‘mali’, dove l’ortofrutta sconta la mancanza di capacità organizzativa e i Paesi competitor ne approfittano” ha detto Paolo De Castro, coordinatore S&D della Comagri del Parlamento Europeo, intervenuto alla presentazione del rapporto. ”Il nostro sistema imprenditoriale – ha aggiunto – deve essere consapevole che i mercati si vincono certamente con la qualità ma anche con tanta organizzazione; purtroppo nel settore ortofrutticolo questo non l’abbiamo saputa dimostrare, motivo per il quale la Spagna, partendo pochi anni fa da una posizione assai inferiore della nostra oggi, fa quasi 8 miliardi di euro di esportazione a fronte di poco meno di 4 che ne facciamo noi”.
Secondo De Castro gli strumenti dati dall’Ue per risollevare le sorti del settore italiano dal punto di vista organizzativo ci sono, come l’interprofessione e gli incentivi alle Organizzazione del produttori (Op), ma molto deve fare il sistema italiano.