Puntare sulla conversione al biologico, su un’agricoltura di qualità e su una vasta gamma di prodotti sostenibili e certificati. È questa la scommessa e il progetto in cui credono Legambiente e Bonifiche Ferraresi, che durante Festambiente hanno presentato a Rispescia (Gr) il protocollo sottoscritto e gli obiettivi che si sono preposti partendo dall’esperienza sarda con la conversione di mille ettari. Il Protocollo è stato presentato questa mattina nel corso del dibattito coordinato da Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente, e che ha visto la partecipazione della Presidente di Legambiente Rossella Muroni e di Federico Vecchioni Ad Bonifiche Ferraresi.
Bonifiche Ferraresi è un’azienda agricola italiana che conta circa 6500 ettari di Sau (Superficie Agricola Utilizzata) destinati a riso, mais, grano duro e tenero, orzo, barbabietole da zucchero, erba medica, girasole, soia, orticole piante officinali, frutta ecc. L’azienda ha intrapreso un percorso di conversione al biologico di una parte importante delle superfici ed ha attivato su tutte le superfici agricole un innovativo percorso produttivo, legato all’agricoltura di precisione che comporta benefici in termini ambientali poiché oltre a razionalizzare i consumi di energia e di acqua, riduce l’uso della chimica e massimizza i risultati produttivi. Il percorso avviato con la firma dell’accordo si inserisce in un più ampio approccio che vede l’azienda agricola impegnata con l’obiettivo di portare sulle tavole dei consumatori un’ampia gamma di prodotti alimentari sostenibili e di alta qualità, ottenuti attraverso un’agricoltura innovativa, capace di valorizzare le eccellenze della filiera agro-alimentare e di tutela re il territorio e le risorse naturali. I prodotti che rispondono ai requisiti del disciplinare LAIQ e che sono coerenti rispetto ai parametri di riferimento avranno il marchio di Legambiente.
“L’agricoltura biologica – dichiara Rossella Muroni, Presidente nazionale di Legambiente – è l’unica agricoltura che può assicurare cibo sano, libero da OGM e pesticidi, e al tempo stesso aiutare a contrastare i cambiamenti climatici. Per questo è fondamentale dare impulso ai progetti di conversione al biologico e raddoppiare nei prossimi anni le superficie coltivate a biologico. Inoltre l’agricoltura di precisione che utilizza le tecniche più innovative ed all’avanguardia, abbinata alla rotazione delle colture ed all’aumento della fertilità’ del suolo, rappresenta un’indubbia scommessa per un modello agricolo che vede nel risparmio idrico e nella diminuzione della chimica in agricoltura uno degli obbiettivi più importante da raggiungere. Con questo protocollo, che ci vede impegnati con Bonifiche Ferraresi, vogliamo dare concretezza alla condivisione di obiettivi e valori legati ad un’agricoltura di qualità, sostenibile, rispettosa dell’ambiente.
“La partnership con Legambiente – ha dichiarato Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di Bonifiche Ferraresi – si fonda sul comune principio che il valore della sostenibilità nelle attività economica, partendo proprio dall’agricoltura, debba essere declinato nel responsabile utilizzo delle risorse naturali. Bonifiche Ferraresi ritiene che il suo piano industriale sia una concreta dimostrazione di come l’innovazione tecnologica possa rappresentare l’elemento di garanzia in termini di conservazione della fertilità dei terreni e corretta gestione delle risorse idriche e di conseguenza salubrità dei prodotti realizzati. La scelta della presenza del marchio Legambiente – ha concluso Federico Vecchioni – su tutti i prodotti realizzati da Bonifiche Ferraresi permetterà non solo la valorizzazione qualitativa degli alimenti immensi sul mercato ma rappresenterà un ulteriore elemento a garanzia per gli stessi consumatori”.
Legambiente e Bonifiche Ferraresi credono fortemente in un’agricoltura sostenibile, capace di contribuire ad abbattere le emissioni di CO2 e nei metodi produttivi legati all’“agricoltura di precisione”. Tra le altre cose il protocollo prevede anche la riduzione dei consumi energetici diretti e indiretti, favorendo maggiormente la concimazione organica a scapito della chimica e l’utilizzo di tecniche di irrigazione più razionali, riducendo la produzione di rifiuti con l’uso di imballaggi da materie prime ecocompatibili e raggiungendo nel medio periodo l’autoproduzione energetica.