Trattore killer e non solo. Le morti per lavoro nei campi agricoli sono quasi quotidiane. E quello primario è il settore che colpisce più duramente la vita dei lavoratori, tra incidenti e decessi. Secondo quanto rileva l’Osservatorio indipendente di Bologna, il 42 per cento delle morti bianche sul lavoro nel nostro Paese avviene in agricoltura. Nella maggioranza dei casi, a causa della scarsa sicurezza dei mezzi agricoli. Gli ultimi dati Inail quantizzano in 102 in un anno i morti provocati dagli incidenti sul lavoro in agricoltura. Nelle statistiche ufficiali rientrano anche 42.825 infortuni. Numeri che non comprendono, però, i titolari di partita Iva, gli agricoltori non professionali (come i pensionati) ed i lavoratori “in nero”. Secondo l’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, che realizza con una certa costanza le proprie elaborazioni, basandole sui dati Inail, nei primi nove mesi di quest’anno si sarebbero verificate 754 morti sul lavoro: dopo l’agricoltura, gli incidenti interessano per il 11,8 per cento il settore delle costruzioni, per l’11,5 per cento le attività manifatturiere, per il 7,6 per cento il commercio all’ingrosso e nel dettaglio, per il 7,3 per cento il settore dei trasporti e magazzinaggi.
L’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, sempre secondo l’Osservatorio mestrino, penalizza principalmente la Basilicata (33,3 contro una media nazionale di 14,7), seguita dalla Puglia (25,1), dalla Sicilia (21,2), dal Trentino-Alto Adige (20,9) e dall’Emilia-Romagna (20,1), tutte regioni con alta vocazione all’agricoltura. Sopra alla media nazionale anche le incidenze di Molise, Marche, Umbria, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte. Occorre tener conto, però, che si tratta di numeri relativamente esigui, per cui anno dopo anno le percentuali tendono a variare molto di regione in regione. Tuttavia sono proprio i territori con forte vocazione agricola, specie quelli del nostro Mezzogiorno, a primeggiare nelle classifiche. In termini numerici assoluti, invece, è la Lombardia a contare il maggior numero di decessi sul luogo di lavoro (64); 59 quelli registrati in Emilia-Romagna, 54 in Puglia, 53 in Piemonte, 50 in Sicilia e 44 in Veneto. Le donne che hanno perso la vita sul lavoro nei primi sei mesi del 2014 sono state 18 (5,4 per cento del totale). Quarantenni e cinquantenni i lavoratori in assoluto più coinvolti dal dramma. Gli stranieri deceduti sul lavoro sono 48 pari al 14,5 per cento del totale. Tra le etnie più presenti, dominano i rumeni, quindi gli albanesi, poi polacchi e indiani.
Va detto, però, che l’indice di mortalità per incidenti sul lavoro è in calo. Era, infatti, pari al 4,6 per cento a fine giugno, mentre a fine settembre è sceso a 2,4. Un decremento misurabile anche su lungo periodo e che interessa l’intera Unione europea. Tra il 2008 e il 2011, gli infortuni mortali nei 27 Paesi membri sono diminuiti da 2,4 a 1,5 casi ogni 100mila lavoratori. Analoga diminuzione è riscontrabile per l'Italia. Tuttavia il nostro Paese, nel decennio 1996-2005, è quello con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa, eccetto i primi due anni. Tra le cause dell’alta percentuale di incidenti nel settore agricolo e forestale c’è l’uso di macchinari e attrezzature non idonee, perché insicure e obsolete. Il decreto “Milleproroghe” c’ha messo del suo, posticipando di un anno, al 1° gennaio 2015, il termine per la revisione obbligatoria delle macchine agricole in circolazione. Metà delle quali (circa 800mila) sarebbero sprovviste di sistemi di protezione e di sicurezza per i conducenti., secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Per quanto riguarda la formazione professionale dei conducenti delle macchine agricole e l’obbligo del “patentino”, il “Decreto del fare” (legge 9 agosto 2013, n. 98) ha rinviato il termine di applicazione degli obblighi di formazione al 22 marzo 2015. La Commissione parlamentare d’inchiesta, istituita nel 2005 per far luce sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, richiama l’importanza dell’ammodernamento e della messa in sicurezza del parco macchine, condizione essenziale – ma ovviamente non sufficiente – per contrastare incidenti e “morti bianche” nel settore. Una buona notizia, in controtendenza, è quella del contributo che verrà erogato, tramite l'Inail, in conto capitale, e che andrà a coprire fino ad un massimo del 65 per cento dei costi sostenuti e documentati per l'adeguamento di un trattore agricolo. In totale sono stati stanziati 15 milioni e mezzo per mettere in sicurezza i vecchi trattori e contribuire a prevenire gli incidenti sul lavoro con esiti spesso fatali.