Il dato emerge sulla base dei dati Istat e Crea. Il crescente apprezzamento dei consumatori concede spazio allo sviluppo della produzione nazionale, in virtù di un import che soddisfa i 2/3 del consumo nazionale e che è aumentato del 56% negli ultimi dieci anni. Nello specifico, compriamo i pepi rossi da India, Cina, Messico ed Egitto. Da qui l’attenzione commerciale ed un piccolo alert sulla food security, dato che i controlli ed i criteri di sicurezza alimentare delle produzioni Made in Italy non sono applicati in questi paesi.
In Italia la coltivazione del peperoncino è diffusa su tutto il territorio da Nord a Sud. Si tratta di una spezia presente, in produzioni estensive, soprattutto in Calabria, dove è una componente fondamentale di molti cibi tipici, a partire dalla ‘Nduja, ma anche in Lazio, Basilicata, Campania e Abruzzo.
Il peperoncino è il frutto di una pianta erbacea delle Solanacee, dalla cui essiccazione si ottiene una spezia usatissima e inconfondibile. La capsaicina, alcaloide responsabile del sapore piccante, si concentra soprattutto nella parte interna che contiene i semi. Il periodo in cui normalmente vengono seminati i peperoncini va da marzo a maggio, mentre la raccolta inizia ad agosto e termina a novembre.
I benefici del peperoncino derivano da un mix di sostanze antiossidanti presenti al suo interno: vitamina C, carotenoidi, polifenoli. Il peperoncino fa parte della tradizione agroalimentare nazionale e della dieta Mediterranea, grazie alle sue proprietà organolettiche, ma anche protettive per l’apparato cardio circolatorio.
Secondo diversi studi pubblicati, il peperoncino avrebbe un’azione antibatterica e vasodilatatoria, contribuendo a tenere sotto controllo i valori del colesterolo e della pressione sanguigna. Sulla base delle conclusioni di una ricerca pubblicata nel 2017 sull’International Journal of Food Sciences and Nutrition, il peperoncino darebbe anche un contributo nelle diete dimagranti grazie al suo potenziale effetto positivo sul metabolismo.