L’attualità ci restituisce elementi di grande preoccupazione. Abbiamo tutti sotto gli occhi l’aumento dei prezzi di generi alimentari e combattiamo, da ancor prima dello scoppio del conflitto, contro il caro energia. L’inflazione cresce, i prezzi volano mentre i salari rimangono al palo. E se guardiamo al futuro, anche dal punto di vista della sovranità alimentare, abbiamo uno scenario tutt’altro che sereno. Si è espresso in questo modo, all'evento Food Industry Summit organizzato dal Sole 24ore, il ministro Patuanelli; "guardando al quadro europeo la preoccupazione massima nasce sui costi di produzione, incrementato sul settore primario. L'inflazione c'è, più alta sui beni alimentari, ma questo aumento difficilmente si riversa verso i produttori, che invece pagano di più l'energia e le materie prime. Oggi chi produce mais e grano riesce a venderli a prezzi impensabili, ma ci sono intere filiere che hanno visto un aumento a cui non riescono a far fronte. Stiamo facendo il possibile, perché non tutto dipende dalle politiche. Abbiamo preso misure per il gasolio agricolo, messi in campo 20 miliardi per l'energia. A livello europeo stiamo facendo valutazioni per lo stoccaggio di materie energetiche, per contrastare le speculazioni sui prezzi, ma va sottolineato che non abbiamo problemi di fornitura. Certo più il conflitto dura e più avremo problemi sui raccolti dell'Ucraina, ma serve un approccio continentale simile a quello già accaduto durante la pandemia, così da contrastare questa crisi asimmetrica".
Ma in concreto, cosa può fare l’Italia per fronteggiare questa situazione di crisi? "Per ora abbiamo sospeso il set-aside per i terreni a riposo, – ha continuato il numero uno di Via XX Settembre – ma credo che servirà una proroga anche per il prossimo anno. Dobbiamo guardare in prospettiva, senza cancellare le strategie di sostenibilità che dovrebbero partire, dobbiamo mantenere gli obiettivi. Per la Pac i documenti delegati sono stati inviati a metà dicembre e la Commissione ha valutato il piano italiano alla luce della situazione precedente. Purtroppo la Commissione è stata miope nel non valutare il nostro piano insieme al Pnrr, dove ci sono somme ingenti investite nell'agroalimentare che non potevano essere inserite nel piano strategico. Quello che stiamo facendo, anche per quanto riguarda gli ecoschemi, sono coerenti con quanto presentato. Con la Repubblica Ceca, nuovo presidente di turno, c'è pienezza di intenti contro la politica del One Diet e sull'etichettatura, dove la battaglia va fatta sulla capacità di informare il consumatore, a cui servono dati chiari. Il Nutrinform interessa molti paesi europei, tra cui proprio la Repubblica Ceca. L'innovazione è lo strumento per cui produrre di più in maniera sostenibile, ma impensabile che il produttore italiano medio, con 8 ettari, abbia il suo sistema di droni, sensoristica e agricoltura di precisione. Per questo il piano strategico nazionale prevede strumenti di aiuto a consorzi, filiere e associazioni di produttori, anche attraverso i contratti di filiera, che prevedono un contributo di 1,8 miliardi", ha poi concluso il ministro.