L’anno in corso a livello mondiale è stato uno tra i più intricati a causa del terzo consecutivo anno di carestia in Australia, con ripercussioni sui mercati del grano e dell’orzo, un raccolto di cereali in America del nord deludente sulla qualità della granella. In Europa il risultato è stato soddisfacente come volumi e caratteristiche, mentre dal blocco dell’est europeo si è avuta la conferma dei grandi passi in avanti registrati in termini di produzioni, qualità e vigore commerciale.
Con raccolti di grano tenero e orzo eccedenti gli utilizzi, il livello di consumi e gli scambi sono proporzionalmente cresciuti, ma non abbastanza da evitare un ulteriore incremento delle scorte finali al maggio 2020; per il duro, a fronte della domanda rigida, abbiamo avuto produzioni insufficienti con momenti di tensione commerciale e alla fine l’erosione del 20% degli stock di riporto mondiali.
Globalmente i prezzi si presentano calmi per orzi e grano tenero, invece burrascosi per il duro. Con l’inizio del periodo Covid 19 hanno subito un rapido incremento per poi stabilizzarsi e da metà aprile (salvo il duro) iniziare una lenta fase di rientro verso i valori attesi per un’annata tutto sommato abbastanza positiva. Per i grani duri, con la temporanea chiusura dell’Horeca (hotel, ristoranti e catering), si è registrato un sensibile rallentamento nei consumi da marzo a maggio, con riporto sul luglio-settembre delle quote non ritirate anche a causa dei problemi e delle limitazioni logistiche durante le prime fasi della pandemia.
Ma complessivamente la nuova campagna è iniziata in un contesto di stabilizzazione, fatto salvo il cambiamento della domanda “post coronavirus” che porterebbe a ridisegnare la mappa dei consumi con meno ristoranti-pizzerie e più cibo da asporto.
Fino al termine della trebbiatura globale l’elemento capace di fare la differenza rimane dunque l’andamento climatico: siccitoso dalle semine fino a tarda primavera e, da qualche settimana, pericolosamente caldo-umido con precipitazioni proprio a ridosso dell’inizio della raccolta. Ma il quadro presenta di suo alcuni interrogativi sostanziali; come risponderà la domanda internazionale e quella Italiana, smaltite le “quote” slittate avanti da marzo-aprile 2020? Come si ricompatterà l’offerta mondiale dopo tensione e accaparramenti, politiche protezionistiche, ed elevata volatilità sulle borse a termine (nate per calmierare i mercati ma oggi volano emotivo e speculativo delle nuove economie)?
Sul fronte della disponibilità di grani teneri e orzi quello che si avverte è un panorama confortante con raccolti mondiali in aumento sul 2019, nonostante il calo delle rese ettaro in Europa dovuto alla siccità invernale, e scorte importanti.
Si delinea così l’adeguata offerta 2020/21 di orzi e grano tenero; questo anche alla luce della lieve contrazione dei consumi globali e nonostante l’aumento delle scorte mondiali presso i magazzini cinesi e quindi non disponibili per il mercato mondiale in caso di necessità.
Circa i prezzi – senza dimenticare la rilevanza di altri fattori come la quotazione dei carburanti e dei noli marittimi, e non ultimo la volatilità dei cambi valutari (spesso si paga in euro un cereale acquistato in dollari Usa da produttori canadesi o ucraini…) – il 2020/21 per gli orzi e per il grano tenero dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) aprire e mantenersi tranquillo come andamento e quotazioni, mentre il grano duro resterà ad alto rischio fino a dopo l’estate quando si cominceranno ad avere dati e responsi dal campo sulle produzioni nord americane.