L'aumento di gas, luce e carburante sta avendo, come previsto, un effetto a cascata anche sulla spesa degli italiani: da marzo a ottobre 2021 il costo della farina è aumentato del 38% superando la soglia dell’euro (1,09), la pasta integrale è aumentata del 33% toccando quota 2,90 euro, il pane è salito dell'11% e adesso arriva a costare anche 3,86 euro al chilo. Si tratta dei dati dell’inchiesta operata da Federconsumatori.
E’ dunque sempre più grave e preoccupante l’allarme sui rincari dei prodotti alimentari, sia per via dell’aumento delle materie prime, sia sull’onda dei rincari energetici che influiscono sui costi di produzione e di trasporto. Al punto che è stata avanzata un'interrogazione parlamentare.
Federconsumatori si è azionata segnalando all'Antitrust tutti i rincari per "verificare la sussistenza di ipotesi di cartello sui prezzi dei prodotti alimentari, così come avvenuto nel 2008". Insomma, la situazione è pesante ed in continua evoluzione: l'unica cosa certa che oltre alle consuete bollette ed ai rincari del carburante, avremo a che fare con enormi aumenti sui generi di prima necessità.
Per quanto riguarda i derivati del frumento, una spiegazione è anche da individuare nell’aumento del prezzo della materia prima, commodity per eccellenza. Come avevamo già anticipato, la raccolta quest’anno è stata deficitaria non solo in Italia, e a questo siamo abituati in quanto importatore netto, ma anche nel principale produttore mondiale, il Canada. Le motivazioni sono legate agli scherzi climatici degli ultimi anni, e tale elemento ci riporta direttamente a Glasgow e al COP26.
Se a ciò aggiungiamo bolla speculativa dei mercati, ed il costo del trasporto, essendo più costoso il noleggio dei container a causa dell'anno e mezzo di pandemia, possiamo ottenere un quadro completo della dinamica del prezzo.