La crisi che stiamo attraversando è, anche, fonte preziosa di insegnamenti. Abbiamo accettato di fermare l’economia, di privarci della nostra libertà di movimento, di ridurre i nostri consumi. Abbiamo dimostrato di essere pronti a fare sacrifici enormi se, a essere in gioco, sono le vite di centinaia di migliaia di persone.
Il lockdown ha dimostrato quanto velocemente la natura abbia ripreso i suoi diritti e offerto una tregua al nostro pianeta, di breve durata però se il “giorno dopo” assomiglierà al “giorno prima”. Tutto questo per dire che, se vogliamo che la lezione serva, dobbiamo impegnarci e cominciare a cambiare l’ordine delle cose.
L’impegno degli Stati
Alcuni Paesi europei si sono impegnati affinché la ripresa si colori di verde. Uno dei tre pilastri del piano di ripresa proposto dalla Commissione Europea per il 2021-2024 riprenderà gli elementi del Green Deal, “virtuoso”, almeno nelle intenzioni, in quanto genererà crescita e occupazione. La Commissione ritiene che il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati per il 2030 porterà a un incremento del PIL europeo dell’1% e alla creazione di 1 milione di posti di lavoro, di cui l’Europa ha davvero bisogno. Sono solo stime ma danno fiducia, che è ciò che serve oggi.
L’esempio dato dalle aziende
Molte aziende si sono mobilitate durante la crisi, dando dimostrazione concreta del significato dell’essere responsabili. La produzione di mascherine o di gel idroalcolico, il taglio o la cancellazione dei dividendi, la rinuncia da parte di alcuni manager a parte della loro remunerazione, sono gli sforzi profusi a favore del cambiamento climatico in modo che la ripresa post-coronavirus non avvenga a scapito del pianeta.
Queste evoluzioni sono destinate a durare purché gli individui – elettori, consumatori, risparmiatori – trasformino questa crisi in un’opportunità di cambiamento sostenibile. L’emergenza sanitaria ci ha portati quasi istintivamente a “pensare come una specie”. Nel suo The Green New Deal, Jeremy Rifkin usa questa espressione per provocare un sussulto delle coscienze a favore della lotta contro il cambiamento climatico, perché a essere in gioco è la sopravvivenza della nostra specie.
La ricerca di senso si intensificherà e si rifletterà in cambiamenti nelle abitudini di consumo – prodotti locali in maggior numero, attenzione alle filiere logistiche – ma anche nelle scelte di investimento. Al termine di un 2019 in cui gli investitori europei hanno più che raddoppiato gli importi investiti in fondi sostenibili rispetto al 2018, il trend è proseguito anche all’inizio del 2020. Ci piace pensare positivo e individuare queste piccole azioni solitarie come un grande inizio di cambiamento.