Il Parlamento in carica non discuterà la Pac del futuro. Sarà compito di quello che uscirà dalle urne di fine maggio. «E’ dunque giunta la conferma che il Parlamento Ue non ipotecherà la riforma della Politica agricola comune post 2020, lasciando le mani libere alla futura Commissione e Parlamento europei di rilanciare il confronto sulla base di nuove proposte, come ci hanno chiesto la stragrande maggioranza delle organizzazioni agricole e cooperative italiane». Sono parole di Paolo De Castro, primo vicepresidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo.
I due piani della proposta di riforma che necessitano della maggiore riflessione e valutazione, cioè i Piani strategici che raggruppano il regolamento sui pagamenti diretti agli agricoltori e le norme sullo sviluppo rurale, e il cosiddetto regolamento orizzontale che riguarda il finanziamento della nuova Pac, saranno dunque discussi da giugno in poi. In un certo senso si riparte da zero ed è impossibile, in questo momento, ipotizzare la durata delle negoziazioni.
Ocm e la relativa semplificazione sono altri temi caldi da discutere, anche se apparentemente men complessi, per cui si prevede, o meglio non si esclude, il voto all'Assemblea plenaria il prossimo aprile. Chiaro che monta la preoccupazione; si va dal rischio concreto di rinazionalizzazione della Pac, alle distorsioni di concorrenza fra agricoltori di diversi Stati membri, alla perdita di competenze in materia agroalimentare da parte del Parlamento europeo così come delle regioni europee. Ma non meno complesse saranno poi le valutazioni da fare sulla brexit e sul rifinanziamento del bilancio comunitario complessivo.