L’attuale programmazione della Pac è destinata ad essere prorogata almeno un anno per dare modo al Parlamento ed alla Commissione di trovare un accordo, che oggi sembra lontano, sulle linee guida del prossimo settennato. L’assemblea si è insediata da pochi mesi, la Commissione non è di fatto ancora partita, c’è l’incognita della Brexit con i suoi tempi lunghi, tutti elementi che hanno fatto slittare la tempistica. Di fatto, della pac del futuro ancora non si sa nulla.
"I fondi per l'agricoltura europea non devono essere tagliati. È indispensabile, non deve essere il settore agricolo a pagare la Brexit. Già abbiamo avuto danni per 1 miliardo di euro dall'embargo russo e stiamo fronteggiando ora la questione dei dazi di Trump", le parole del ministro Bellanova, che ha correttamente contestualizzato il momento politico dell’agricoltura nostrana.
E come dovrebbe essere la riforma, dunque? "Ci vuole più coraggio, per avvicinare l'Europa alle legittime aspettative degli agricoltori. Sul tema della convergenza esterna daremo battaglia, così come faremo a tutela della zootecnia e dell'agricoltura mediterranea".
Nelle scorse ore era circolata l’ipotesi di un taglio di 370 milioni di euro l'anno di fondi europei all'agricoltura italiana a partire dal 2021. Ipotesi che si è scontrata con la grande contrarietà del ministro. La battaglia delle cifre è appena cominciata, vedremo che piega prenderà. Di certo l’Italia lotterà per rivendicare il ruolo svolto dai produttori, in difesa della salubrità del cibo, della salvaguardia dell’ambiente e della gestione integrata del territorio.