Quale sarà il risultato della molitura di questo disgraziato 2020? L’annus horribilis ha proposto, oltre al sempiterno cambiamento climatico, anche una pandemia mondiale che ha nuociuto a tutto. E il mercato, di per sé non facile, ne pagherà le conseguenze.
In Italia ci si aspetta di produrre meno di 300.000 tonnellate, contro le oltre 365.000 del 2019. Pesa, sul dato, la perdita di produzione del sud, soprattutto a causa della xylella e della siccità che colpisce sempre più. Tanto per comprendere l’entità del fenomeno, fino a 10 anni fa l’Italia era capace di produrre circa 500.000 tonnellate. Il calo è vistoso.
La Puglia da sola vale quasi metà del prodotto nazionale finito per cui è agevole comprenderne l’importanza. Al nord i numeri sono, invece, in costante aumento ma si tratta di produzioni marginali.
Se l’argomento produzione riserva amarezze, non è da meno anche la questione prezzo. Solo nel 2020 l’extravergine si calcola che i listini abbiano perso più del 30%. Motivo? Gli analisti lo individuano nella massiccia presenza sul mercato di olio spagnolo dell’anno prima, una riserva destinata comunque ad essere smaltita.
Quest’anno la minore produzione e la contrazione delle scorte dovrebbero favorire un recupero dei prezzi, staremo a vedere.