Vista la situazione, possiamo dire che è necessario attivare delle strategie precise. La produzione, se nell’ultima fase del ciclo di maturazione non si verificheranno importanti avversità meteorologiche o fitopatie, vedrà una diminuzione media del 30%, che ha raggiunto punte anche 40% rispetto allo scorso anno.
In Puglia e Calabria i maggiori cali di produzione, più lievi in Sicilia, mentre in Toscana la situazione è in leggero recupero. Se il maggiore bacino per l’olio, con il 75% circa della produzione, scende calerà il totale complessivo italiano. Significativi i rincari a catena che hanno investito tutto il comparto, oltre all’esponenziale crescita del prezzo del gasolio e dell’energia elettrica. Ci sono stati anche forti aumenti, che inevitabilmente si rifletteranno anche sui consumatori, per le materie prime legate al confezionamento: vetro, banda stagnante, cartone, plastica. Un esempio fra tutti con questi rincari alla produzione, l’olio extra vergine al consumo non potrà avere un prezzo inferiore a 8,50 euro, ripetono dalle associazioni di produttori.
Il costo fisso per molire un quintale di olive nella prossima campagna varierà da 11,02 a 26,91 euro al quintale, a seconda della taglia del frantoio, ai quali occorre sommare il margine del frantoiano. “Nei piccoli frantoi – secondo Assofrantoi – specialmente quelli del nord Italia, si arriverà ad un costo di circa 27 euro a quintale di olive, mettendo a rischio la prosecuzione dell’attività di moltissime realtà”.
La nostra olivicoltura è un patrimonio inimitabile, ma ora è in sofferenza. Siamo primi al mondo per biodiversità, con oltre 500 cultivar che danno vita ad olii con profili aromatici unici nel panorama mondiale.
Olio d’oliva, i più significativi dati di mercato
L’Italia è il secondo produttore di olio, dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli USA, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale. La produzione nazionale è concentrata in 3 regioni (Puglia 49%, Calabria 14%, Sicilia 11%), è tendenzialmente in calo e soggetta a una eccessiva variabilità.