La netta diminuzione della produzione di olio extravergine d’oliva nel mondo, va ad incidere sulle bottiglie di olio italiano, con un aumento medio dei prezzi sugli scaffali (+42% secondo alcuni). Insomma, l’olio extravergine italiano costa un po’ di più, rispetto al passato. Al momento non ci sono super offerta, come abbiamo visto in passato, ma occorre prestare grande attenzione a condimenti con oli mischiati con aromi a prezzi bassi.
Dal lato produzione occorre ripensare il posizionamento a scaffale dell’olio d’oliva, non più da commodity ma inteso come prodotto premium che contribuisce in modo determinante alla salute degli italiani. La proposta arriva da Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, che vede in questo momento critico l’opportunità per riconoscere all’extra vergine il suo giusto valore, economico e salutistico.
Lo scenario che abbiamo di fronte è, anche per la prossima campagna, estremamente difficile. La riduzione delle quantità di olio e l’aumento delle quotazioni, all’interno di uno scenario di inflazione e incertezza economica, fanno pensare che i consumatori si possano allontanare da questo prodotto che da decenni occupa stabilmente il posto d’onore sulle nostre tavole.
L’olio d’oliva è in effetti molto più di un semplice condimento, e non è un grasso vegetale come gli altri. La ricerca scientifica ne ha attestato i benefici nutrizionali e salutistici, che ne fanno un alimento unico nel suo genere. La sua principale funzione protettiva riguarda il cuore ed il sistema cardiocircolatorio, che difende contro l’insorgere di gravi problemi come l’infarto e l’ictus. Se la Dieta Mediterranea è ritenuta la dieta più salutare e sostenibile al mondo, lo deve anche all’apporto dell’olio d’oliva.
E abbiamo già introdotto una grande verità. Proprio perché ‘rende’ di più, in termini di gusto e benessere, quindi vale di più, occorre cambiare l’approccio. “Questo alimento, vittima da tempo delle vendite sottocosto, finora è stato pagato troppo poco. Per anni la filiera ha lavorato ai limiti della sostenibilità economica ed ha visto i suoi margini compressi verso il basso. Non possiamo continuare a trattarlo da commodity. Al contrario questo è il momento adatto per marcare la sua differenza rispetto ad altri grassi e condimenti”, la dichiarazione della filiera dei produttori.
In questa fase, il mondo olivicolo-oleario, in Italia e fuori, deve assumersi precise responsabilità. “Se vogliamo lavorare ad un posizionamento a scaffale più vicino al valore dell’olio extra vergine, dobbiamo farlo tutti insieme, coinvolgendo gli operatori dal campo al supermercato. Ma non basta fare sistema soltanto in Italia, dobbiamo agire compatti in tutto il Mediterraneo, dove il cambiamento climatico sta mettendo in crisi i maggiori produttori di olio”. In tal senso, Anna Cane invita anche a “non dimenticare la necessità di lavorare all’efficienza dei processi di produzione, investendo sulla modernizzazione del settore e sulla sostenibilità per rafforzare la competitività dell’intero comparto. Soltanto così sarà finalmente possibile ridare nuovo valore al nostro olio d’oliva”.