4 DOP, 80.000 ettari coltivati, un patrimonio di cultivar con pochi eguali, migliaia di aziende coinvolte in una produzione dagli alti standard qualitativi e una storia millenaria. Sono solo alcuni degli elementi positivi che caratterizzano il mondo dell’extravergine del Lazio e non è un caso che proprio l’olio extravergine sia stato scelto dalla regione come prodotto bandiera nel corso del recente Expo.
Se ne è parlato a “Orii del Lazio – Capolavori del gusto”, il concorso promosso da Unioncamere Lazio, appuntamento nel corso del quale sono stati assegnati i premi alle migliori etichette regionali. Ben 11 tra le label che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento rappresenteranno la regione alla finale nazionale dell’Ercole Olivario, la manifestazione che, con la collaborazione della Camera di Commercio di Perugia e il Sostegno del Sistema Camerale Nazionale, premia ogni anno quanto di meglio offre il settore olivicolo nazionale.
Il doppio appuntamento ha avuto luogo nei magnifici spazi delTempio di Adriano. Ed è qui, alla presenza di istituzioni, stampa e mondo produttivo, che si è potuto fare un punto sullo stato dell’arte dell’extravergine made in Lazio. Molti i dati incoraggianti, a partire proprio dal numero di iscritti al concorso regionale “Orii del Lazio”. 75 aziende per un totale di 88 etichette, 47 delle quali hanno aderito anche all’Ercole Olivario, facendo del Lazio la regione con il maggior numero di iscritti al concorso nazionale. Una leadership numerica in linea con i risultati del passato che ha portato gli extravergine del Lazio sul podio in ben 21 delle 23 edizioni dell’Ercole.
Il positivo momento del settore olivicolo regionale è confermato inoltre dai tanti progetti che ormai hanno superato la fase di start up, molti dei quali vedono crescere l’attenzione verso i mercati esteri, con una particolare attenzione verso quello statunitense che, come confermano recenti ricerche, sembrerebbe mostrare una grande attenzione nei confronti dell’Evo laziale. E sulla scorta di queste considerazioni prende sempre più corpo l’ipotesi di dare vita a una IGP Roma, che sfrutterebbe in modo intelligente l’enorme appeal internazionale di cui gode appunto il brand “Roma”.
Riflettori quindi sempre più puntati sulla produzione olivicola regionale, grazie anche all’attenzione dei media, particolarmente sensibili alla promozione di un prodotto che rappresenta più di altri, valori sociali ed economici di territori spesso dimenticati. Stampa che, anche in questa XXIII edizione di “Orii del Lazio”, si è simpaticamente prestata per un giorno a rivestire il ruolo di giuria, degustando gli oli in gara in forma anonima e attribuendo il premio della critica all’Azienda Agricola Quattrociocchi di Alatri