La partita sugli ogm in Europa non è ancora conclusa e tutto lascia pensare che si stia per riaprire. Lo scorsa primavera era arrivata la proposta da parte della Commissione europea di lasciare libero arbitrio agli Stati Membri nel decidere se accogliere al loro gli OGM, anche quelli autorizzati dalla UE. Ma la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha esplicitato, a larga maggioranza, il proprio no alla proposta.
Otto i sì, ben ventotto i contrari e sei astensioni. Il ministro Martina si era già orientato per la contrarietà e i movimenti ambientalisti concordano con la sua posizione. La principale motivazione del fronte del no sta nel fatto che le merci girano in regime di libera circolazione e non sono controllate; sarebbe dunque facile usare ogm e non dichiararlo e comunque il rischio confusione è molto alto; spingono anche per il rilancio di colture proteiche per sganciare l’Europa dalla dipendenza di soia ogm.
I liberisti, che propendono per il sì, invece, spiegano che tanti settori dell’agroalimentare continentale dipendono dai mangimi geneticamente modificati ed evidenziano che se ne limitassimo l’import questi fallirebbero.
Il braccio di ferro si sposta da un piano ideologico ad uno pratico. L’oggetto del contendere sta nella definizione di “uso” di questi organismi e nella contestuale assenza di una valutazione di impatto. Ma si discute anche sulle motivazioni che uno Stato deve addurre per dire no al biotech pur rimanendo nell’ambito delle regole del mercato interno dell’UE e di quello dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio).
La partita non è chiusa: il 12 ottobre verrà chiamata a pronunciarsi anche la Commissione Ambiente, ma tutto lascia pensare che si proseguirà verso questa direzione e che alla Commissione non resti altro da fare che presentare una nuova proposta.