Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la proposta della Commissione europea che punta a lasciare agli Stati membri la possibilità di vietare la coltivazione degli organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. Su richiesta di tredici governi, la Commissione propone di autorizzare gli Stati membri a "restringere o vietare, su tutto o parte del loro territorio", le colture ogm, a condizione di invocare ragioni di sanità pubblica o di protezione dell'ambiente.
Il voto tuttavia non inciderà molto su una questione al momento bloccata al Consiglio europeo per l'opposizione dei grandi Paesi agricoli. Francia, Germania, Italia e Spagna vogliono infatti che le decisioni vengano prese esclusivamente a livello europeo sotto l'egida dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
La Commissione europea intende anche ottemperare al principio di sussidiarietà , eludendo che una decisione contraria a un tipo di ogm presa a livello nazionale entri in conflitto con la valutazione che spinge l'Efsa invece a dare il proprio placet. Il Palamento ha precisato, con un emendamento, i motivi che potrebbero essere invocati, tra cui considerazioni socio-economiche ma anche ambientali, se sono complementari a quelle considerate dall'Efsa. "Il primo via libera del Parlamento europeo alla libertà di scelta sulle coltivazioni ogm da parte degli Stati membri è un segnale politico molto forte e senza precedenti". Così Mario Capanna, presidente della fondazione Diritti Genetici, commenta il primo sì del Parlamento europeo alla proposta della Commissione europea di lasciare agli Stati la possibilità di decidere se coltivare o meno piante transgeniche.
"E' la prima volta che su una questione del genere il Parlamento europeo, quindi i rappresentati dei cittadini europei, si esprime con una maggioranza così schiacciante – prosegue Capanna – ed è una straordinaria coincidenza che tutto questo sia avvenuto dopo il no compatto dei presidenti delle Regioni italiane agli ogm e la decisione del ministro dell'Agricoltura Romano di ricorrere alla clausola di salvaguardia contro la coltivazione di piante transgeniche nel nostro Paese". "Il fronte costituito da cittadini, consumatori, filiera agroalimentare, sia in Italia che in Europa – spiega il presidente della fondazione Diritti genetici – è dunque compatto, e la decisione politica di oggi ne rappresenta il coronamento. Ora bisognerà evitare che i singoli Stati membri siano lasciati soli di fronte ad eventuali controversie con il Wto, ma spetterà alla Commissione europea risolvere il problema, visto che essa stessa ne era stata l'origine".
E' evidente che "questo avrà riflessi sul nostro Paese – conclude Capanna – perchè se aspetti economici, sociali e territoriali potranno essere richiamati per vietare le coltivazioni di piante transgeniche, le Regioni italiane potranno dare pieno seguito alla loro richiesta di vietare le coltivazioni di ogm, nel pieno rispetto di quanto gi espresso più volte da cittadini e consumatori".
Attualmente in Europa sono già commerciabili numerosissimi ogm, ma soltanto due varianti possono essere coltivate: la patata Amflora Basf e il mais 810 Monsanto, che però è oggetto della cosiddetta clausola di salvaguardia in Francia, Germania, Austria, Ungheria, Grecia e Lussemburgo.