Il Nutri – Score rappresenta un tema cruciale per l’Europa, uno di quegli argomenti su cui convergono interessi disparati, diversi da nazione a nazione. Un crocevia politico, una battaglia economica, forse un diverso modo di intendere la qualità cui la vecchia Europa dovrebbe (vorrebbe?) tendere.
Etichettatura dei cibi e contesto normativo
In linea generale, possiamo dire che più la produzione di cibo si è fatta sofisticata più i consumatori hanno iniziato a sentirsi “corpo” e a reclamare diritti. Più il digitale ha reso accessibile l’informazione più la questione ha assunto connotati legati alla salute. Insomma, dalla fine della prima decade del XXI secolo si è fatta strada la richiesta di “saperne di più” su quello che mangiamo. La pressione ha prodotto il regolamento (UE) n. 1169/2011, che prevedeva l’obbligo per la Commissione di presentare una relazione sulle forme di espressione e presentazione supplementari della dichiarazione nutrizionale. Tale relazione deve vertere anche sui sistemi alternativi di etichettatura nutrizionale, da apporre sulla parte anteriore dell'imballaggio.
Qualche stato membro più sensibile al tema cibo aveva già partorito una normativa nazionale sul tema; l’Italia, ad esempio, aveva varato il D. Lgs. 109/92 sul tema. Ma siamo ancora ai primordi.
La nascita del nutri – score francese
Il Nutri – Score francese emerge da tale contesto. Si tratta di un'etichetta di tipo nutrizionale, basata su una scala codificata a cinque colori che va dal verde scuro all'arancione scuro, associata alle lettere dalla A alla E. Il verde scuro e la lettera A indicano prodotti con la migliore qualità nutrizionale, mentre l'arancione scuro e la lettera E individuano i prodotti peggiori. Tale metodo di valutazione è stato sviluppato dalla British Food Standard Agency ed è conosciuto come "punteggio FSA". Detto punteggio, che va da -15 a 40, dovrebbe consentire di valutare la qualità nutrizionale complessiva degli alimenti. È basato su una scala di 100 g di prodotto, incorpora fattori sfavorevoli come calorie (kj), acidi grassi saturi (g), zuccheri (g) e sodio (mg) e fattori favorevoli come proteine (g) fibre (g) e frutta, verdura, legumi, noci e oli di oliva, noci e colza (%).
Il Nutri – Score assegna un punto ogni 80 calorie, un punto ogni grammo di grassi saturi, un punto ogni 4,5 grammi di zucchero. Sottrae un punto per ogni grammo di proteine o per quantità variabili di frutta e verdura. Ignora del tutto la presenza di vitamine antiossidanti e sali minerali.
L'idea di un'etichetta nutrizionale sulla parte anteriore della confezione è stata proposta nel 2014 dal professor Hercberg in un rapporto per il Ministero della salute in Francia. Per selezionare l'etichetta che sarebbe stata ufficialmente supportata dalle autorità pubbliche, è stato condotto uno studio di controllo che ne confrontava quattro tipologie in condizioni reali. L'etichetta Nutri – Score si è rivelata la più efficace nel migliorare la qualità dei carrelli della spesa delle persone. È stata quindi selezionata come etichetta ufficiale con decreto ufficiale del 31 ottobre 2017. Dopo la Francia, diversi paesi europei hanno aderito: Belgio a marzo 2019, Svizzera e Germania a settembre 2019 e Paesi Bassi a novembre 2019.
La risposta italiana, il sistema a batteria
In Italia il Nutri – Score, il cui “punteggio” espresso in lettere è frutto di un algoritmo, ha riscontrato non solo dubbi ma grandi polemiche perché danneggia le produzioni tradizionali italiane. Secondo le regole di Nutri – Score, per esempio, un cucchiaio di olio extravergine è meno salutare di un piatto di patate fritte. E ciò è, comprensibilmente, inaccettabile.
Non sono poche le incongruenze del sistema di etichettatura francese, per esempio i profili nutrizionali che riguardano singoli alimenti e non l’intera dieta. Oltre alle valutazioni tarate sempre sui 100 grammi di prodotto, e non sulla porzione abitualmente consumata di un singolo alimento.
Da sistema a tutela della salute, il nutri – score è diventato un attacco alle produzioni ed alle tipicità del made in Italy. Ed è scientificamente inappropriato in quanto non distingue i diversi tipi di grassi; ce ne sono alcuni indispensabili all’organismo umano e con tale algoritmo non si fa differenza alcuna tra di essi così, appunto, l’olio extra vergine diviene più nocivo di una bevanda gassata piena di zuccheri. Da ultimo l’ex ministro Patuanelli ha ribadito che la posizione italiana sul Nutri – Score non è negoziabile. L’Italia rimane contraria all’idea del semaforo francese che applica bollini rossi, verdi o arancioni al cibo. Un sistema che non informa e che non fornisce indicazioni corrette ai consumatori.
Nutrinform, etichetta “a batteria” proposta dall’Italia in risposta a Nutri-Score
L’Italia, il più duro oppositore di Nutri-Score, a gennaio 2020 ha presentato alla Commissione Europea un proprio sistema di etichettatura chiamato “Nutrinform Battery“, ingaggiando con la Francia un’aspra battaglia.
La proposta di etichetta nutrizionale italiana utilizza i simboli della batteria per indicare le percentuali di energia, grassi e zuccheri in una data porzione di cibo. Secondo l’Italia l’approccio di Nutrinform inquadra il consumo in un contesto più logico e coerente di assunzione giornaliera. Un sistema che non penalizza, non dà voti buoni o cattivi. Il principale pomo della discordia è il modo in cui i sistemi concorrenti Nutri – Score e Nutrinform registrano e promuovono i prodotti alimentari “sani”.
Come detto, Nutri – Score assegna punti negativi a grassi saturi, calorie, zucchero e sale. Allo stesso tempo, assegna punti positivi a frutta, verdura, proteine e fibre. Tuttavia, non tiene conto dei benefici di un moderato consumo di grassi e proteine. In questo senso l’etichetta Nutrinform presenta uno sguardo più sfumato e completo sul valore nutrizionale di un alimento. Piuttosto che classificare gli alimenti come rossi/cattivi rispetto a verdi/buoni, Nutrinform invita a considerare in modo più preciso il consumo degli alimenti a elevato contenuto di grassi come parmigiano o salame nel contesto di una dieta generale.
Alla base della proposta italiana c’è la dieta mediterranea, ritenuta una delle migliori al mondo. Ricca di frutta, verdura e pesce piuttosto che di carne rossa, la dieta mediterranea – simile a quella nipponica – è considerata benefica per la salute generale.
"L'Uci è, e sempre sarà, al fianco di sistemi d'informazione corretti, che sappiano informare sulle reali caratteristiche del cibo. Tra i due sistemi presentati al momento, senz'altro ci sentiamo di sistenere quello proposto dal nostro Paese", le parole nette del presidente dell'Uci, Mario Serpillo.
Insomma, il Nutri – Score è respinto al mittente!