Prosegue la crescita del mercato italiano delle nocciole, anche grazie agli accordi tra la Ferrero e le principali regioni produttrici ossia Lazio, Campania, Piemonte, Toscana e Sicilia.L’intesa prevede, da qui al 2022, la riconversione di circa 20mila ettari a nocciole su tutto il territorio nazionale, con la previsione di un incremento atteso delle superfici del 30% e dei volumi almeno del 40%.
Dopo i fasti delle quotazioni registrati nella passata campagna, che è stata favorita dalle difficoltà oggettive del principale competitor, ossia la Turchia, penalizzata da una gelata nel mese di gennaio e dall’instabilità politica del Paese, quest’anno, a campagna appena iniziata, il trend in salita sembrerebbe confermato.
La richiesta del mercato è in costante crescita. Quest’anno le quotazioni delle varietà si attestano mediamente intorno ai 250 euro a quintale, più del doppio rispetto a dieci anni fa. Gli sviluppi, anche grazie agli accordi con Ferrero, si prospettano positivi anche in previsione dei nuovi mercati sui quali la multinazionale sta puntando come l’India o la Cina che hanno un grande potenziale in termini di domanda.Il piano di riconversione colturale italiano promosso dalla ‘regina della Nutella’, che soprattutto in Campania e nel Lazio, vedrà l’abbandono di produzioni di erbacee, grano e, in taluni casi anche ortaggi, attiverà un giro d’affari di circa 80 milioni di euro anche attraverso i PSR, dal momento che il costo dell’investimento per la riconversione oscilla tra i 3.500 e i 4mila euro per ettaro.
Da qui a sette anni, quando i nuovi impianti entreranno in produzione, aggiungendosi ai già esistenti circa 70mila ettari coltivati, che producono ogni anno circa 1 milione di quintali di nocciole, avremo superfici per oltre 90mila ettari su tutto il territorio con un incremento del 30%. La crescita stimata delle rese è, invece, superiore al 40% dal momento che nei nuovi impianti si stanno applicando tecniche colturali innovative che permettono di ottimizzare al massimo la produttività, fino a raddoppiarla.
In sostanza se la Turchia – che con le sue 600 mila tonnellate di prodotto soddisfa il 60% del fabbisogno mondiale – sta lavorando per sostenere i prezzi anche attraverso un piano di estirpazione di piante nelle zone non vocate che ha portato all’eliminazione di circa un milione di alberi e a una riduzione del 15% dei volumi, l’Italia sembra spingere nella direzione contraria.
E con i prezzi come va? Se i prezzi in Piemonte stanno salendo e a Viterbo hanno subìto una leggera variazione, in Campania sono in caduta libera. Fa caso a sé, la nocciola IGP del Piemonte, varietà tonda gentile trilobata, che negli ultimi tre anni ha registrato dei trend costanti di crescita dei prezzi arrivando anche a 400 euro al quintale.