L’Emilia Romagna si candida a diventare produttrice di nocciole, grazie alla spinta di Ferrero che sul territorio italiano sta cercando nuovi fornitori nel territorio e che già lavora con Piemonte, Campania, Sicilia e Lazio.
Attualmente la produzione di nocciolo in Emilia Romagna arriva a poco più di 10 ettari, ma le prospettive di crescita sono importanti soprattutto nelle aree più vocate che sono quelle a sud della via Emilia. Unico limite: occorre coltivare in zone con leggera pendenza e, ancor di più, occorre trovare aree che non patiscano problemi di siccità nel periodo estivo dal momento che queste piante hanno bisogno di irrigazione nella stagione più calda.
“Ferrero offre delle prospettive interessanti per i nostri produttori – ha spiegato Simona Caselli, assessore regionale all’Agricoltura dell’Emilia Romagna – se si considera che i contratti proposti dalla multinazionale non sono inferiori ai 10-12 anni. Per favorire la nascita di questi accordi con i produttori la regione ha contribuito alla realizzazione di una sorta di mappa delle zone vocate e aprirà un tavolo di lavoro per incrociare le esigenze produttive dei vari operatori. A tal fine possiamo anche contare sul supporto dell’Ocm 2018 dal momento che questa coltura è stata inserita dentro le politiche europee nel disciplinare di produzione integrata al quale stiamo lavorando. La cosa fondamentale è proporsi in forma organizzata e il nostro territorio in questo senso è ben strutturato in Op e grandi cooperative che ben potrebbero soddisfare la richiesta di volui attesa”.
Un’altra delle regioni, cosiddette emergenti, nella produzione del nocciolo che punta ad entrare nel progetto italiano di Ferrero è la Basilicata che dal 2016 – prima regione in Italia – ha stipulato un accordo di programma quadro per lo sviluppo della corilicoltura con Ferrero e Ismea.
“Sono già partiti i primi 100 ettari di sperimentazione – dice Luca Braia, assessore all’agricoltura della regione Basilicata – con il coinvolgimento di un numero di operatori che a fine anno arriveranno a 45 sparsi su un totale di 19 aree vocate in tutta la regione. Grazie alla presenza di uno stabilimento Ferrero in regione stiamo ragionando per attivare un indotto che possa favorire la crescita del settore produttivo regionale”.