Produzione in calo, impianti vecchi, difficoltà logistiche. L’Italia negli ultimi trent’anni ha visto quasi dimezzarsi la produzione di olio, un tempo prodotto di punta degli ulivi nazionali. Una delle carte da giocare per riemergere è quella dell’innovazione della filiera olivicola-olearia, operazione che potrebbe risultare fondamentale per ridare slancio a un settore in sofferenza.
Se da un lato, attraverso i fondi per la meccanizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potremo rinnovare i frantoi in modo anche più sostenibile, dall’altro è necessario intervenire ammodernando gli impianti. È l’obiettivo del decreto sul comparto olivicolo-oleario che punta a favorire l’aggregazione nel settore, incrementare la produzione nazionale di olive, aumentando la sostenibilità con priorità alle aree svantaggiate del Paese.
Per tali obiettivi vengono stanziati 30 milioni di euro dalle risorse a disposizione del Fondo Filiere Agricole. È stata infatti raggiunta l’intesa in Conferenza Stato-Regioni in merito al decreto di sostegno alla filiera olivicola-olearia.
Ben 10 milioni sono dunque destinati agli investimenti in nuovi impianti, con l’obbligo di conduzione in irriguo, adozione di sistemi di agricoltura di precisione con sensori di campo e utilizzo di cultivar italiane. All’ammodernamento degli oliveti con un’età pari o superiore ai 40 anni sono destinati 20 milioni di euro per infittimento, reimpianto e riconversione varietale, interventi di potatura straordinaria e realizzazione di sistemi irrigui a goccia.
A beneficiare del sostegno saranno gli olivicoltori associati a organizzazioni di produttori riconosciute sino ad un massimo del 70% delle spese ammesse e nel regime ‘de minimis’ fino a 25mila euro complessivi, mentre sarà Agea a stabilire le modalità per la presentazione di domande di sostegno attraverso una circolare attuativa.