E’ convocato per oggi a Milano il tavolo sul latte, al quale saranno invitati a partecipare anche il mondo della cooperazione agricola e il Consorzio di tutela del Grana Padano.
“Visto lo stallo che si è creato – dichiara l’assessore regionale Fava – abbiamo aspettato fino ad ora, ma dal momento che personalmente ricevo centinaia di sollecitazioni dal territorio per intervenire, pur non avendo competenze dirette in materia di formulazione del prezzo, ritengo doveroso avviare un tentativo di mediazione fra le parti, per verificare se esistono le condizioni per evitare le continue fughe in avanti di una parte del mondo industriale”.
Fava rivoluziona però il punto di vista e propone un metodo alternativo, a tutela dei produttori. “Sarebbe utile cambiare profondamente metodo e ragionare sull’indicizzazione del prezzo, non più basandola sui costi di produzione, metodo equilibrato ma mai accettato dal mondo della trasformazione, ma, al contrario, vincolando il prezzo al valore del prodotto trasformato – continua l’assessore. “Credo che sia infatti ora di finirla con situazioni in virtù delle quali il valore del latte prescinde dalle reali oscillazioni dei prodotti venduti, soprattutto per quanto riguarda le Dop”.
La proposta dell’assessore lombardo all’Agricoltura è dunque diametralmente opposta a quanto avvenuto fino ad ora. “Ho deciso di convocare una riunione a Milano giovedì 30 aprile – annuncia – alla quale questa volta inviterò, oltre alla rappresentanza sindacale della parte agricola e di quella industriale alimentare, anche il mondo della cooperazione agricola e il Consorzio di tutela del Grana Padano”.
E proprio il Consorzio di San Martino della Battaglia (Brescia), nel disegno di Fava, “più di tutti potrebbe essere il garante di un meccanismo come quello che immagino, avendo i consorzi che gestiscono le Dop la reale percezione del valore del prodotto sul mercato”. “Infatti – precisa – sarebbe ora di passare a una fase in cui, fissando il prezzo del prodotto venduto, si accettano con un meccanismo automatico le oscillazioni anche sulla materia prima ad esso destinato”.
Fava sottoporrà alle parti del tavolo latte “un sistema di equità, che da un lato stabilirebbe la fine di una gestione fallimentare della contrattualistica, figlia dello scellerato decreto Catania del 2012, mentre dall’altro lato creerebbe automatismi in virtù dei quali diverrebbero superflue negoziazioni infinite”. Una linea di buon senso che eviterebbe di stressare ulteriormente il già provato sistema produttivo lattiero caseario.
Quello di giovedì prossimo sarà un incontro preliminare, puntualizza Fava. “Chiedo in questa prima fase che prenda parte il Consorzio maggiormente rappresentativo delle Dop lattiero casearie lombarde – prosegue l’assessore – perché, se questa soluzione incontrasse il favore dei soggetti in campo, il passaggio sarà invitare tutti i consorzi regionali delle Dop per utilizzare un analogo meccanismo. Non è pensabile che a determinare le oscillazioni delle Dop lombarde e del Made in Italy, e non solo quelle, siano le variazioni di un mercato come quello che tedesco che nulla ha a che spartire con il nostro”.
Fava si rivolge poi ai produttori di latte. “Mi auguro che nessuno dei soggetti interpellati in tal senso vada a sottoscrivere contratti capestro – auspica – che leghino la valorizzazione del prodotto a un contesto e a un mercato a noi totalmente estraneo”.
Massima apertura al dialogo. “Se qualcuno, come sempre in via pregiudiziale, dovesse contestare la proposta di Regione Lombardia – afferma Fava – invito chiunque esso sia a presentare idee alternative. Personalmente sono favorevole al confronto e a un dibattito aperto, ma quello che il comparto lattiero caseario oggi non può tollerare è questa situazione di stallo assoluto”.
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