Le previsioni per il settore dei suini risultano particolarmente difficili, sia per la diffusione della Peste Suina Africana (PSA), sia a causa dell’esplosione a livello globale della pandemia di Covid-19, che da marzo 2020 ha costretto molti Paesi ad adottare misure restrittive d’emergenza.
Se da una parte, in molti Paesi, la domanda interna di carne suina è stata ridimensionata dalla chiusura dei canali Horeca dall’altra, si osservano rallentamenti delle attività di macellazione e di trasformazione, a causa della riorganizzazione delle strutture per rispettare le norme sanitarie a tutela dei lavoratori (adozione di presidi sanitari da indossare nel luogo di lavoro, distanza di sicurezza lungo la linea di produzione).
Tacuni stabilimenti produttivi hanno avuto il blocco delle attività per alcuni giorni, con accumulo di offerta e lavoratori a casa. Secondo le previsioni della Commissione Europea (DG Agri), la produzione di carne suina dell’UE dovrebbe crescere leggermente durante il 2020, dato che la continua richiesta di esportazioni verso i mercati asiatici, in particolare verso la Cina, mantiene i prezzi internazionali alti e favorisce pesi più elevati alla macellazione. La crescita della produzione UE dovrebbe essere trainata dalla Spagna, che dovrebbe diventare il primo paese produttore in ambito comunitario per numero di capi macellati; mentre la Germania dovrebbe mantenere il primato per la produzione calcolata in volume, visto che il peso di macellazione in Spagna è inferiore.
L’impatto del Covid-19 sul mercato suinicolo dell’UE è previsto in maniera rilevante soprattutto su alcuni prodotti del food (per esempio i prosciutti, i salumi, la porchetta). Piuttosto, il settore per intero continua a essere fortemente condizionato dagli effetti dell’epidemia della PSA in molte aree del mondo. La peste suina è ancora contenuta nella UE, ma continua lentamente a diffondersi.
Un ulteriore problematica eventuale è data dagli ultimi dati del Sistema di Notifica delle Malattie degli Animali dell'Unione Europea (ADNS) per quanto riguarda la presenza della peste suina africana nei cinghiali. La situazione è peggiorata in Polonia, sia nel rimbalzo del numero di casi di cinghiali infetti, sia nella localizzazione degli scoppi, in questo caso sia per i cinghiali che per i suini domestici. In relazione alle epidemie di cinghiali, si osserva un netto aumento quest’anno, con 1.976 focolai già confermati finora (2.468 focolai nel 2019) e un significativo salto geografico, iniziato alla fine del 2019, verso l'ovest del paese e il cui progresso ha continuato con numerosi focolai di cinghiali a pochi chilometri dal confine tedesco.
Consumi UE in progressiva riduzione anche nel 2020
Di sicuro tra gli eventi di maggiore impatto sull’andamento del mercato suinicolo internazionale a medio termine c’è il crollo della produzione suinicola cinese a causa della PSA: si stima infatti che a fine 2020 la Cina registrerà un calo produttivo superiore al 35% rispetto al 2018 a causa delle decimazioni dei capi infetti. Questo vuoto potrà essere colmato solo parzialmente dalle importazioni, che comunque aumenteranno significativamente dato che il rialzo delle quotazioni in Cina attirerà i produttori stranieri ad esportare anche i prodotti che normalmente sono destinati al mercato locale. La produzione di carne suina in Cina è previsto che inizi a dare segni di ripresa dal 2021, se la PSA verrà controllata, e potrebbe stabilizzarsi entro il 2025 se la ristrutturazione dell’industria suinicola nazionale cinese si rivelerà rapida ed efficace.
Fino dai primi mesi del 2020, la produzione di carne suina dell’UE risultava in fase di contrazione a causa delle scelte politiche derivanti dagli impegni ambientali assunti in molti paesi membri dell’UE (es. Germania e Paesi Bassi), e dai rischi di contagio di PSA nei paesi dell’Europa centrale e orientale. Tuttavia, la domanda sostenuta e i prezzi internazionali ancora elevati dovrebbero favorire la crescita di altri player, soprattutto di quelli che guardano ad Est, come la già citata Spagna. Da questo punto di vista, la pandemia di Covid-19 sembrerebbe non aver avuto finora un grande impatto, visto che la domanda cinese di carne suina continua a crescere e gli impianti di macellazione europei stanno continuando, seppure a ritmi rallentanti, la loro attività.
Nel medio periodo, una volta che la produzione cinese tornerà a crescere, la produzione UE e i prezzi è previsto che si riassestino al ribasso. Il consumo medio apparente di carne suina in UE, già in costante riduzione in molti Stati membri, nel 2020 si dovrebbe attestare sui 32,5 kg pro-capite, con un ulteriore calo di 0,7 kg rispetto all’anno precedente; al netto delle tendenze di acquisto legate ai cambiamenti socioculturali dei consumatori, i prezzi elevati favoriscono il consumo di altre tipologie di carne, in particolare pollo