Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) ha pubblicato da qualche settimana un decreto, richiesto dalla Commissione europea già dal 2013, per ridurre l’eccessivo numero di imbarcazioni autorizzate per la pesca del pescespada con palangaro. Ma le misure previste dal nuovo decreto, secondo diversi osservatori, sono lontane dal raggiungere gli obbiettivi attesi. Soltanto il 3 per cento delle oltre 8.400 registrate per la pesca del pesce spada riportano catture, il decreto recentemente pubblicato non fa che perpetuare questa lista eccessivamente gonfiata.
L’Italia è osservato speciale della Commissione europea dal 2013, anno in cui è stato messo a punto un piano d’azione per ovviare alle carenze del sistema italiano nel controllo della pesca di specie altamente migratorie come il pescespada. Il decreto pubblicato dal Mipaaf è una delle azioni richieste dalla CE e, per autorizzare palangari alla pesca del pesce spada, introduce un requisito minimo di 750 chili registrati dal 2011 al 2014. Tale requisito però è talmente minimo che non porterà ad una effettiva riduzione dell’eccessivo numero di imbarcazioni registrate.
“Nel 2013 solo 264 imbarcazioni, su oltre 8.400 registrate, hanno effettivamente riportato catture di pescespada. L’eccessivo numero di imbarcazioni registrate ha un effetto negativo sulla corretta gestione dello stock e sui pescatori che dipendono realmente da questa risorsa – spiega Lasse Gustavsson, direttore di Oceana in Europa. “Il decreto non è sufficientemente ambizioso e non è all’altezza delle le sfide che fronteggia lo stock del pesce spada in Mediterraneo. Noi esortiamo l’Italia, attore chiave in Europa e nella pesca del pescespada, a far fronte seriamente ai suoi obblighi, a regolamentare effettivamente la flotta e lavorare attivamente per un piano di gestione che consenta il recupero dello stock dalla condizione di sovrapesca”.
Le oltre 8.400 imbarcazioni italiane registrate per la pesca del pescespada in Mediterraneo rappresentano il 40 per cento del totale delle flotte dei 49 Paesi che operano in Oceano Atlantico e Mediterraneo per la cattura di specie altamente migratorie nell’ambito della convenzione della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi (Iccat) mentre le catture rappresentano solo lo 0.4 per cento delle catture totali Iccat. Questi numeri sono altamente sproporzionati se paragonati a quelli di altri Stati europei che pescano pesce spada in Mediterraneo come Grecia o Spagna che per simili valori di catture contano una flotta di palangari composta da un massimo di 240 imbarcazioni (1.1 per cento della flotta Iccat).
Il pesce spada del Mediterraneo è una risorsa sovrasfruttata con oltre il 60 per cento delle catture che si concentrano su individui sottotaglia, individui che non avranno la possibilità di riprodursi.
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