La blue tongue (“lingua blu”), o “febbre catarrale degli ovini”, o ancora “febbre catarrale dei piccoli ruminanti”, è una malattia infettiva, non contagiosa, tipica dei ruminanti domestici e selvatici, cioè ovini, bovini, bufali, caprini ed altre specie. Colpisce maggiormente le pecore, che subiscono le conseguenze più nefaste, mentre i bovini e i caprini infettati sono più resistenti e generalmente avvertono sintomi lievi. Possono risultare positivi alla malattia anche alci, antilopi e cervi, con un ruolo di “serbatoi naturali” del virus. La “lingua blu” non colpisce l’uomo.
L'agente eziologico è un virus appartenente alla famiglia Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 24 sierotipi con patogenicità variabile: gli animali immuni per un determinato sierotipo sono però sensibili agli altri. In Italia la malattia è nota al grande pubblico soprattutto per la grave epidemia sviluppatasi in Sardegna all’inizio del nuovo millennio, quando uccise 750 mila capi di bestiame e causò danni per oltre 175 milioni di euro tra il 2000 e il 2002. Ma anche il 2013 è stato nefasto per l’isola: come evidenzia l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru, “nel 2013 ci sono stati 113.769 decessi e 15.777 focolai”, ma per fortuna nel 2014 gli ovini deceduti sono stati soltanto quindici, i focolai otto. Numeri che invitano all’ottimismo, ma, ovviamente, non tranquillizzano del tutto.
L’INSETTO-VETTORE
La malattia è trasmessa da insetti appartenenti al genere Culicoides, in particolare l’imicola, un moscerino di appena due millimetri di lunghezza, con le ali macchiettate, che si nutre di sangue (ematofago). Attivo soprattutto a fine estate e ad inizio autunno, è molto prolifico, deponendo una sessantina di uova nei terreni umidi o nella fanghiglia. L’imicola trasmette ad animali domestici virus patogeni non solo della blue tongue, ma anche di altre malattie infettive.
In genere, dal momento che per riprodursi necessita di tanta acqua, il moscerino vive in aree climatiche tropicali o subtropicali, con precise caratteristiche in termini di temperatura, clima e umidità, che permettono quindi condizioni favorevoli alla sua sopravvivenza. Ma negli ultimi anni sono state riscontrate buone capacità di adattamento anche ad altri climi. I soli predatori del Culicoides imicola sono i pipistrelli. Questi insetti sono attivi soprattutto nelle ore notturne e si contagiano ingerendo il sangue da animali infetti nella fase di viremia e rimangono tali per il resto della loro esistenza. Vivono mediamente tra dieci e novanta giorni, a seconda soprattutto della temperatura esterna, mal sopportando stati termici inferiori ai 12 gradi.
LA GEOGRAFIA
La malattia è originaria del continente africano, diffusa nelle aree tropicali e subtropicali, in particolare in Africa, Medio Oriente, Asia meridionale, Sud America e Australia. La nazione più colpita è il Sudafrica, dove è stata isolata la maggioranza dei sierotipi.
Nel 1948 è comparsa negli Stati Uniti, e negli ultimi decenni ha colpito anche i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare in Spagna, Grecia, Italia e Francia (Corsica). In particolare a subire le prime epidemie in Europa sono state la Spagna e la Grecia tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta. Nel 1998 il sierotipo 9 è stato isolato nelle isole greche di Rodi e di Lesbo. Negli anni successivi la “lingua blu” si è diffusa in Bulgaria, Macedonia, Serbia, Croazia e Albania.
All’Italia la prima manifestazione del virus è toccata nell’agosto del 2000, quando per la prima volta il sierotipo 2 è stato isolato in Sardegna. Le cronache testimoniano gli ingenti danni soprattutto in Sardegna, ma anche in Calabria e in Sicilia. Da qui il virus ha raggiunto il Centro Italia, la Corsica e le isole Baleari in Spagna. Altre due pestilenze di notevole entità, in Italia, si sono verificate nel 2001 e nel 2003: in questi casi, i vaccini utilizzati per i piani di profilassi furono sono stati di provocare effetti collaterali più gravi della malattia stessa.
Un’altra epidemia di più lieve entità è avvenuta nel 2004, colpendo in particolare la Sardegna (oltre alla Spagna), anno dal quale la Regione Sardegna ha cominciato un programma di lotta alla malattia di tipo multidisciplinare e integrato, in cui alla vaccinazione per i sierotipi circolanti si associa la profilassi diretta finalizzata al controllo dell'insetto vettore. Altro anno terribile è stato il 2006, quando è stato colpito il Portogallo (sierotipo 4) e soprattutto, tra agosto e settembre, la “lingua blu” ha colpito anche per la prima volta l’Europa centrale: il sierotipo BTV8 ha raggiunto le Ardenne in Francia, il Belgio, l'Olanda, il Lussemburgo e vaste zone della Germania, con forme cliniche gravi anche tra i bovini. La varietà dei sierotipi isolati ha portato a delineare una vera e propria mappa dei percorsi che il virus ha effettuato per giungere in Europa. Nel dettaglio, sembrerebbe che:
– il sierotipo 2 sia arrivato in Sardegna dall'Africa subsahariana tramite Algeria e Tunisia;
– il sierotipo 4 sia giunto in Spagna dal Marocco.
– i sierotipi 9 e 16 siano arrivati dall'Oriente in Grecia via Turchia.
Programmi di controllo nazionali della febbre catarrale e test pre-movimento a fine 2012 hanno confermato risultati di febbre catarrale degli animali positivi nella parte nord-orientale dell'Unione europea (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia).
I CASI RECENTI
Anche nelle ultime stagioni non sono mancate segnalazioni di focolai nel nostro Paese. L’Istituto Zooprofilattico di Teramo, che di questa patologia è centro di referenza nazionale, ha evidenziato episodi della malattia a fine luglio 2014 in un allevamento abruzzese di bovini, che pur non essendo gli animali più colpiti dal virus, possono favorirne la diffusione. Trentadue i focolai attivi in Abruzzo con il ceppo virale sierotipo 1, che dalla Sardegna si è poi esteso a Lazio e Toscana per raggiungere Umbria, Molise, Calabria, Basilicata e Campania.
In Toscana sono stati colpite alcune decine di animali, esclusivamente ovini, soprattutto in Valdarno. Un focolaio s’è registrato anche nel comune di Montevarchi, che per questo ha emesso un'ordinanza con disposizioni stringenti, tese a limitare il rischio di possibili epidemie. Per prevenire il propagarsi di un’epidemia, gli allevatori sono stati costretti a sottostare ad alcune disposizioni, come il divieto di qualsiasi movimentazione in entrata e uscita degli animali dai luoghi di allevamento, il trattamento periodico degli animali e dei locali con insetticidi autorizzati e abbattimento degli animali, su autorizzazione del veterinario, per prevenire l’estendersi dell’epidemia.
In Umbria, di recente, è stato predisposto un bando per risarcire gli allevatori. La Regione Umbria, per indennizzare eventuali danni al bestiame causati dalla malattia (e da quelli derivanti dalla vaccinazione obbligatoria), ha emanato il bando a sostegno degli imprenditori del settore, rivolto in particolare alle aziende agricole con allevamento zootecnico ovino, caprino, bovino e bufalino nel territorio regionale. L’indennizzo, concesso nell’ambito del regime de minimis, è a parziale risarcimento del danno subito nei casi di insorgenza della malattia o in quelli derivanti da complicazioni dovute ai vaccini. Le domande, redatte su modello predisposto allegato al bando (allegato 1), andavano presentate tramite raccomandata o consegnate “a mano”, alla Regione Umbria (Giunta Regionale, Direzione regionale Risorsa Umbria, Federalismo, via Mario Angeloni 61, 06124 Perugia), entro lo scorso 23 gennaio 2015.
Provvedimento anche nelle Marche per prevenire la diffusione della malattia attraverso un piano di vaccinazione e ad interventi da effettuare a tappeto su bovini ed ovini. Non sono mancati interventi parlamentari per “soccorrere” gli allevatori.
L’onorevole Filippo Gallinella, deputato del Movimento cinque stelle, membro della commissione Agricoltura a Montecitorio, ha ricordato l’opportunità di utilizzare le misure previste dai Psr per la gestione del rischio (fondi di mutualizzazione) per sostenere le aziende colpite. Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd in commissione Agricoltura alla Camera, ha lanciato un appello al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per interventi straordinari nella lotta alla malattia e per monitorare i danni subiti dagli allevatori ai fini di un adeguato piano di risarcimento.
LO SCANDALO VACCINI
Persino le campagne vaccinali riguardanti la “lingua blu” sono state oggetto delle attenzioni della magistratura per il sospetto di irregolarità nella scelta e nell'acquisto di vaccini che si sarebbero rivelati inadeguati, in particolare delle campagne del 2003 e del 2004. L’indagine della Procura di Roma ha portato a ben 41 indagati per una vicenda estremamente grave e dai contorni internazionali.
Al centro del caso l’impiego di un vaccino prodotto nella Repubblica del Sudafrica. Secondo le relazioni dei carabinieri dei Nas di Bologna e Roma, l’antidoto Sudafricano sarebbe stato somministrato senza alcuna sperimentazione, quindi senza valutare i possibili effetti sugli animali (che secondo numerose denunce, sarebbero stati letali). Nell’inchiesta ci sono gravi accuse per aver “cagionato la diffusione della blue tongue, per siero conversione da virus vaccinale, provocando ingenti danni al patrimonio zootecnico nazionale”, ma anche – a conclusione delle indagini preliminari – persone indagate per corruzione, rivelazione del segreto d’ufficio e falsità ideologica.
Le attenzioni degli investigatori hanno riguardato dirigenti dell’Istituto zooprofilattico d’Abruzzo e Molise, vertici del ministero della Salute e manager di aziende farmaceutiche per aver imposto, in assenza di una reale emergenza sanitaria e “attraverso una gestione dispotica e monopolistica dell’emergenza blue tongue la vaccinazione contro il virus della febbre catarrale su tutto il territorio nazionale” come si si legge nella documentazioe degli inquirenti. Il danno erariale, solo per gli allevamenti della Sardegna, ammonterebbe a 2 milioni e mezzo di euro.
I DATI SCIENTIFICI
La malattia, come abbiamo detto, colpisce prevalentemente e nel modo più grave le pecore, con sintomi caratterizzati da infiammazione, congestione, edema nella testa, emorragie ed ulcere delle mucose. Come spiegano all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia- Romagna a proposito della viremia, in condizioni naturali, il virus penetra nell’ospite sensibile attraverso la puntura dell’insetto vettore, si moltiplica nei linfonodi e diffonde in tutto l'organismo. Dopo la replicazione iniziale nei tessuti linfoidi e negli endoteli, comincia la viremia che raggiunge il picco sette-otto giorni dopo l'infezione. La viremia negli ovini solitamente non oltrepassa i 30 giorni. In letteratura vengono riportati casi di animali infettati sperimentalmente in cui la viremia ha avuto una durata anche di 54 giorni. Nei bovini la viremia persiste in genere per periodi di 30-40 giorni, anche se può prolungarsi per periodi più lunghi.
L'Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie) ha fissato in 60 giorni il periodo di infettività del bovino. Questi animali, pertanto, giocano un ruolo importante nell'epidemiologia della malattia in quanto il bovino, una volta infettato, presentando una fase viremica molto lunga rappresenta un serbatoio del virus in grado di assicurare all'infezione il superamento dei periodi di freddo invernale nelle zone temperate.
Lo stesso Istituto, sul fronte della patogenesi, ricorda che il virus nel sangue è legato agli eritrociti e ai leucociti, mentre soltanto una piccola frazione virale circola libera nel plasma. Con la viremia il virus si diffonde a tutto l'organismo, infettando i tessuti linforeticolari e le cellule endoteliali che vanno incontro a degenerazione e necrosi, con conseguente iperplasia ed ipertrofia rigenerativa dell'endotelio che provoca un'occlusione del vaso, con stasi ed essudazione. Tali lesioni conducono i tessuti circostanti ad ischemia, con edema, emorragie e sviluppo di lesioni secondarie a carico degli epiteli. Le lesioni secondarie sono aggravate da traumi meccanici e abrasioni, e si sviluppano soprattutto nella mucosa della bocca e sulla cute. Si verificano anche lesioni a carico delle fibre muscolari striate e costituiscono una conseguenza diretta dell'effetto citopatico del virus.
Nella forma acuta, il primo sintomo a comparire è la febbre (fino a 42 gradi) che persiste per circa una settimana. In seguito si rileva depressione, inappetenza, perdita rapida di peso, edema delle labbra, della lingua, del retrobocca e della punta del petto. La mucosa orale può risultare arrossata, cianotica, talora con petecchie ed erosioni. Anche la lingua può essere tumefatta e cianotica (da qui il nome di “blue tongue”). Le labbra sanguinano facilmente e le lesioni buccali necrotiche causano un alito fetido che talvolta è il primo segno clinico rilevato. Nella forma iperacuta, gli animali muoiono senza segni clinici o per asfissia conseguente al grave edema polmonare.
L’analisi dettagliata dell’Istituto lombardo include anche “emorragie petecchiali sul musello e sulla mucosa oculare, talora accompagnate da congiuntivite”, ma anche “forme respiratorie con scolo nasale e croste attorno alle narici, edema polmonare e polmonite”, “diarrea emorragica negli agnelli in certi casi prima della morte”, “l’aborto nelle pecore gravide”, “nei feti che si sono infettati durante la gravidanza possono essere messe in evidenza malformazioni congenite (idrocefalo interno, cecità, artrogriposi, scoliosi, cifosi e prognatismo)”.
A livello cutaneo, invece, possono essere messe in evidenza aree di iperemia che sfociano in dermatite circoscritta, che sono più gravi nei punti esposti direttamente alla luce del sole. E' possibile la perdita del vello. Da un punto di vista motorio, gli animali manifestano rigidità locomotoria o zoppia in seguito alle lesioni muscolari e podali, le lesioni muscolari possono provocare anche torcicollo, mentre l’esame del piede può evidenziare una linea o zona rosso-porpora sulla cute in corrispondenza del cercine coronario, erosioni sul cercine ed emorragie del tessuto corneo.
L'esposizione degli animali infetti alla luce solare accresce la gravità della malattia; la mortalità accresce quando gli ovini infetti sono esposti a freddo umido come accade nel tardo autunno. L’elenco dettagliato delle patologie include anche, per i soggetti giovani più fortunati che sopravvivono alle forme acute guarendo di solito dopo lunga convalescenza, strascichi con alopecia, sterilità e ritardi nell'accrescimento. Negli ovini la letalità può variare tra il 2 ed il 30 per cento.
IL NUOVO VACCINO
La professoressa Polly Roy della “London school di igiene e medicina tropicale”, una delle massime virologhe al mondo, ha reso noto che il suo laboratorio ha elaborato un vaccino sintetico, il Vip, che imita il virus, ma non contiene materiale genetico e non si replica nell’animale. La blue tongue è presente nel mondo con 25 sierotipi diversi e attraverso un cocktail di vaccini il laboratorio riesce a colpire tutti i sierotipi esistenti. A differenza del passato, informano dalla prestigiosa scuola, il Vip offre una protezione totale, senza effetti collaterali.
L’EUROPA
La direttiva 2000/75/CE del Consiglio europeo stabilisce le disposizioni specifiche per il controllo e l'eradicazione di febbre catarrale degli ovini, cioè le norme di controllo e le misure di lotta contro la malattia nella Comunità europea, inclusa l'istituzione di zone di protezione e di sorveglianza e il divieto di animali delle specie sensibili da tali zone. La delimitazione delle zone di protezione e di sorveglianza deve tenere conto dei fattori geografici, amministrativi, ecologici ed epizooziologico connessi con la febbre catarrale e delle strutture di controllo.
Le misure di monitoraggio e di eradicazione della malattia comprendono il controllo vettori, (uso di insetticidi nei locali animali e nelle aree in cui vivono questi insetti, insetticidi su animali, zanzariere, ecc), la restrizione ai movimenti di ruminanti vivi provenienti da zone colpite alle regioni non infette in cui il vettore è presente e l'uso di vaccini. Il regolamento (CE) n 1266/2007 del 26 ottobre 2007 (che ha sostituito la decisione 2005/393) riguarda le modalità di applicazione della direttiva 2000/75/CE. In particolare investe il controllo, il monitoraggio, la sorveglianza e le restrizioni dei movimenti di alcuni animali di specie sensibili in relazione alla febbre catarrale degli ovini è stata adottata. Ai sensi dell'articolo 6.4 di tale regolamento gli Stati membri redigono e tengono aggiornato un elenco delle zone soggette a restrizioni sul loro territorio e lo mettono a disposizione degli altri Stati membri e al pubblico. L’articolo 6.5 stabilisce che la Commissione deve pubblicare sul suo sito web, a scopo informativo, l'elenco aggiornato delle zone soggette a restrizioni.
La Commissione effettua un monitoraggio continuo dell'evoluzione della febbre catarrale degli ovini e prende le azioni al momento opportuno ridurre al minimo l'impatto della malattia nella Comunità. L'Efsa ha fornito assistenza scientifica alla Commissione. I pareri scientifici e relazioni scientifiche emessi dall'Efsa in relazione alla febbre catarrale si possono trovare nelle pagine web dell'Efsa.
LE VACCINAZIONI
La Decisione della Commissione 2008/655/CE del 24 luglio 2008 ha approvato i piani di vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini di Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo, stabilendo l'importo massimo del contributo finanziario della Comunità per l'anno 2008. Tale atto è stato modificato dalla Decisione 2009/19/CE che riguarda l’approvazione dei piani di vaccinazione presentati da Austria e Svezia e quelli modificati di Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, stabilendo così nuovi importi massimi del contributo finanziario della Comunità per questi Stati membri. Il laboratorio comunitario di riferimento (LCR) per la febbre catarrale è l'Istituto per la salute animale di Pirbright (www.iah.bbsrc.ac.uk).